Marroni, con il "muso" schiacciato, sbuffanti, simpatici...
Adoravo mangiare i miei panini imbottiti e bere i succhi di frutta con la cannuccia.
Adoravo allungare la testa fuori dal finestrino per sentire la forza del treno in corsa gonfiare l' aria che, feroce, mi centrifugava capelli e guance in una vibrazione esasperata.
Adoravo dormirci, su quei treni.
Sulle lenzuola di carta, sospesa sulle rotaie, a spiare dalle tendine le stazioni appesantite dalla notte e quel buio che la velocitá incalzante striava di linee gialle di lampioni insonni ed allineati su lingue d'asfalto scuro.
Adoravo i corridoi, i quadretti in bianco e nero sui sedili, lasciare che i movimenti del treno mi cullassero e mi svegliassero al mattino.
Passare coraggiosamente tra i vagoni , su quella sorta di fisarmonica sotto i piedi che si snodava tra un vagone e l' altro,
sentire la gente riempire di voci , dialetti e risate le lunghe ore di viaggio.
La magia di quell'ultima, magica galleria che, all'uscita , mi paralizzava dalla gioia riempiendo all'improvviso i miei occhi di mare..mare...il mio mare.
Mi piaceva l'odore delle stazioni e le fontanelle che zampillavano
d'acqua fresca e dispettosa, mi piaceva il nonno che veniva a prenderci, il sapore delle cose che avrei vissuto, l' abbronzatura che avrei preso, il ritorno che avrei fatto e le cose che avrei mangiato.
E poi...E poi mi piaceva vedere le persone abbracciarsi.
Sentivo giá forte il peso di una partenza e la gioia prepotente di un ritorno.*
