Candido. Come nessuno immagina il Sahara.
Il suo fascino sta tutto qui. Nell'apparire all'improvviso, dopo infiniti banchi di sabbia color ocra e nere rocce vulcaniche.
Un miracolo geologico fatto di pilastri calcarei e monoliti gessosi che, grazie al lavorìo del vento,
prende forme di uomini, animali, funghi, fiori.
Difficile descrivere il Deserto Bianco, immensa fetta di Sahara egiziano che si estende tra le oasi di Bahariya e Farafra, fino a lambire Siwa a nord e il territorio libico a ovest, collegando le brulle lande del Deserto Occidentale con il Grande Mare di Sabbia. Le sue dune sono interrotte da placche bianchissime formatesi dopo il ritiro di laghi e di paludi che, fino a 5mila anni fa, bagnavano questa regione. Sì perché qui c'era la savana, si cacciavano le gazzelle e vivevano i leoni.
Oggi la sabbia copre una civiltà primordiale scivolata nell'oblio attraverso i secoli.
E nelle valli, in passato letto di enormi fiumi, il terreno è disseminato ora da miliardi di pietre scavate dal vento e da conchiglie fossili.