Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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Sono stanco


L'essere stanco ha piume,
ha piume graziose come un pappagallo;
piume, di certo, che non volano mai,
ma balbettano come pappagallo.
Sono stanco delle case
che crollano subito senza un cenno d'avviso;
sono stanco delle cose,
con un frusciare di seta subito volte di spalle.
Sono stanco d'esser vivo,
sebbene più stanchezza sarebbe l'esser morti;
sono stanco d'essere stanco,
tra piume leggere sagacemente;
piume del pappagallo sì familiare o triste,
il pappagallo della perpetua stanchezza.

Luis Cernuda
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
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Re: Luis Cernuda

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Voglio, con ansia sonnolenta


Voglio, con ansia sonnolenta,
godere della morte più lieve
tra boschi e mari di brina,
fatto brezza che passa e non sa.
Voglio la morte tra le mie mani,
frutto cinereo e fugace,
simile al corno fragile
della luce quando nasce d'inverno.
Voglio infine bere la sua remota amarezza;
voglio ascoltarne il sogno che ha suono d'arpa,
mentre sento le vene che si raggelano,
perché soltanto il gelo mi conforta.
Muoio per un desio,
se un sottile desio produce la morte;
vivo senza me stesso d'un desio,
senza destarmi, senza rammentare,
là nella luna, perso nel suo gelo.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Peregrino


Tornare? Torni chi ha
dopo lunghi anni, dopo un lungo viaggio,
stanchezza del cammino e una gran voglia
della sua terra, della sua casa, dei suoi amici,
dell'amore che al ritorno fedele lo aspetta.

Piuttosto, e tu? tornare? non pensi a tornare,
ma a proseguire libero avanti,
disponibile per sempre, giovane o vecchio,
senza un figlio che ti cerchi, come Ulisse,
senza un'Itaca che aspetti e senza Penelope.
Prosegui, vai avanti e non tornare indietro,
fedele fino alla fine del cammino e della tua vita.
Non sentire nostalgia di un destino più facile,
i tuoi piedi sopra la terra non calpestata prima,
i tuoi occhi di fronte a ciò che non hai mai visto prima.


Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Vedevo seduto

Vedevo seduto presso l'acqua
con vago gesto d'oblio,
vedevo le foglie, i giorni, le apparenze,
il fondo sempre pallido del cielo,
tra loro conversando indifferenti.
Vedevo la luce agitarsi risolutamente,
una piccola lucertola in visita,
le gaie pietre vanitose
che contendevano lo spazio alle tristi erbe.
Vedevo regni perduti o forse conquistati,
vedevo la mia giovinezza né conquistata né perduta,
vedevo il mio corpo distante, così strano
come me stesso, là nell'ora strana.
Vedevo i canuti muri irritati
mormoranti tra i denti le loro vaghe bestemmie,
oltre i muri vedevo
il mondo come cane contento,
vedevo nel piegarmi sulla verità
un corpo che non era il corpo mio.
Salendo fino a me stesso
vive qui da allora,
mentre attendo che la tua propria presenza
renda inutile questa triste fatica
d'esser io solo l'amore e la sua immagine.

Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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Offerte

Affinché gli dei ti fossero propizi,
più d'una ghirlanda,
rosmarino, mirto, maggiorana,
hai tessuto per essi in primavera.
Quando verrà l'inverno, dove
troverà la tua mano le foglie,
i tuoi occhi una luce senz'ombre,
il tuo amore la sua forma in un giovane corpo?
Questa povertà è gradita al cielo:
lascia agli dei in offerta,
granello vivo che si semina,
la nudità del tuo desiderio.

Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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Ti voglio


Ti voglio.
Te l'ho detto con il vento
come un bruco gioca nella sabbia;
come un organo irato tempestoso;
te l'ho detto con il sole,
che dei giovani indora i corpi nudi
e nelle cose innocenti sorride;
l'ho detto con le nuvole
meste fronti che il cielo sostengono,
tristezze fuggitive;
l'ho detto con le piante
le diafane creature che si coprono
d'improvviso rossore;
te l'ho detto con l'acqua
vita lucente che nasconde l'ombra;
e te l'ho detto con la mia paura
e te l'ho detto con la mia allegria,
e con astio, e tremende parole.
Ma non mi basta:
oltre la vita voglio
dirtelo con la morte;
oltre l'amore voglio
dirtelo con l'oblio.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Le sirene

Nessuno ha conosciuto la lingua in cui cantano le sirene
e son pochi coloro che nell’udire un canto a mezzanotte
(non nel mare, ma in terra, fra le acque
di un lago) credettero vederne una, tremante
e triste, come un’ombra apparire e intonare
quell’antica canzone cui resistette Ulisse.
Quando la notte termina e non rimane tempo
per quanto si sperò dalle ore di un giorno,
ritorna chi le ha viste; ma la canzone ormai
come un filtro di lacrime ha impegnato il suo spirito
ed egli sente in sé con risonanza fonda
l’incanto nel canto della sirena invecchiata.
Nel profondo ascoltato e udito con passione,
l’ha mutato quel canto, cerca un diverso vivere,
posseduto dal filtro che ha infiammato il suo sangue.
Una sola canzone può alterare una vita?
Il canto più non suona, tacciono le sirene e il loro eco.
Chi una volta le ha udite resta per sempre vedovo e dolente.

Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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Nascosto dentro i muri

Nascosto dentro i muri
questo giardino m'offre
le sue acque, i suoi rami
di segreta delizia.
Che silenzio. E' così
il mondo? Passa il cielo
su sfilanti paesaggi,
arridendo lontano.
Terra indolente. Invano
il destino risplende.
Presso le acque tranquille
sogno e penso di vivere.
Ma il tempo già riduce
il potere dell'ora;
piena la sua misura
dilegua tra le rose.
E fresca l'aria torna
con la notte vicina
e limpida dimentica
quei rami, quelle acque.

Luis Cernuda

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