Luis Cernuda

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Luis Cernuda

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Non diceva parole

Non diceva parole
ascoltava soltanto un corpo interrogante
ignorando che il desiderio è una domanda
per cui non c’è risposta
una foglia il cui ramo non esiste
un mondo di cui il cielo non esiste

L’angoscia si fa strada tra le ossa
risale per le vene
erompe nella pelle
in zampilli di sogno
fatti carne che interroga le nubi

Qualcuno che ci sfiori
uno sguardo fugace tra le ombre
bastano perché il corpo s’apra in due
avido di ricevere in se stesso
altro corpo che sogni
metà e metà
sogno e sogno
carne e carne
uguali in figura
in amore
in desiderio

E sia pure soltanto una speranza
ché il desiderio è una domanda
la cui risposta nessuno conosce.


(di Luis Cernuda)

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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Luis Cernuda

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Il vento e l'Anima

Con tale veemenza il vento
arriva dal mare, che i suoi suoni
elementari contagiano
il silenzio della notte.
Solo nel tuo letto lo ascolti
battere insistente sui vetri,
piangendo e chiamando
come perduto senza nessuno.
Non è più lui a tenerti insonne,
ma un'altra forza
di cui il tuo corpo oggi è prigione,
fu vento libero, e ricorda.

Luis Cernuda

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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Luis Cernuda

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Luis Cernuda

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Nato a Siviglia il 21 febbraio del 1904, Cernuda a Siviglia trascorre l’infanzia e la prima giovinezza; all’Università ha per maestro il grande poeta Pedro Salinas. Più tardi è lettore in Francia e allo scoppio della guerra civile, nel ‘36, torna a Madrid per partecipare alla lotta. La tragedia che strazia la Spagna è sofferta intensamente da Cernuda; non diversamente da Antonio Machado, e dallo stesso Neruda, egli vede nella lotta lo scontro di due mondi sostanzialmente diversi: da una parte l’eterna, l’immortale reazione spagnola, che vive sempre, tra ignoranza, superstizione e intolleranza, in un suo "medioevo", dall’altra le forze di una Spagna nuova e giovane, aperta alla vita, la cui ora sembra esser giunta.
Dopo la guerra la vita di Cernuda si consuma in un tormentoso esilio, dapprima in Inghilterra, poi negli Stati Uniti e in Messico, dove muore nel 1963. La sua opera poetica, tormentata da una struggente nostalgia della patria perduta e da un raggelante sentimento di orfanezza, segna uno dei momenti più alti della lirica spagnola. Da Perfil del aire, a La realidad y el deseo che, nelle sue varie edizioni, raccoglie tutta la sua produzione poetica, fino al 1956, a Desolaciòn de la quimera, ultima raccolta, pubblicata nel 1962, si esprime una grande passione umana, il tormento di una problematica che accentua il clima di solitudine, al segno, tuttavia, della tenerezza. I grandi temi che scuotono l’uomo, le sottili inquietudini del nostro vivere, le permanenti presenze sentimentali che allontanano la " poesia pura", vivono nella poesia di Cernuda di una loro vita autonoma e originale, che dà tono inconfondibile alla sua creazione.
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(F. Nietzsche)


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Re: Luis Cernuda

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Ragnatele pendono dalla ragione

Ragnatele pendono dalla ragione
in un paesaggio di cenere assorta;
è passato l'uragano d'amore,
nessun uccello è rimasto.
Non resta una sola foglia,
tutte van lungi, come gocce d'acqua
di un mare inaridito,
quando non ci son lagrime bastanti,
perché qualcuno, crudele come un giorno di sole
in primavera,
con la sola presenza ha diviso in due un corpo.
Ora bisogna raccogliere i tronconi di saggezza,
sebbene sempre ne manchi qualcuno;
riunire insieme l'esistenza vuota
e andarsene aspettando che lentamente si colmi,
se si può, un'altra volta, come prima,
di sogni ignoti e invisibili brame.
Non sai niente di questo,
tu che stai là, crudele come il giorno;
il giorno, luce stretta a un triste muro,
un muro, non comprendi?,
davanti al quale son rimasto solo.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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I muri, nient'altro


I muri, nient'altro.
Giace la vita inerte,
senza vita né suono,
senza accenti crudeli.
La luce, livida, sfugge,
e il vetro s'assicura
contro la notte incerta
di piogge impetuose.
Eretta, risuscita
come di nuovo la casa:
i tempi sono identici,
diversi gli sguardi.
Ho chiuso la porta?
L'oblio mi schiude
le sue nude dimore
grigie, bianche, senz'aria.
Ma nessuno sospira.
Un pianto tra le mani
soltanto. Silenzio, nulla:
l'oscurità che trema.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Vorrei starmene solo nel Sud


Forse i miei lenti occhi non vedranno più il Sud
dai lievi paesaggi assopiti nell'aria,
coi corpi all'ombra di rami come fiori
o fuggenti a un galoppo di cavalli furiosi.
Il Sud è un deserto che piange mentre canta,
e non si spegne la voce come uccello che è morto;
al mare avvia le sue brame amare
schiudendo un'eco flebile che dura in lenta vita.
Nel Sud così remoto voglio stare confuso.
Laggiù la pioggia è solo una rosa dischiusa;
anche la nebbia ride, riso bianco nel vento.
La sua luce, il suo buio, sono bellezze uguali.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Il destino


L'anima in armonia, da sola
vuol vivere presso l'oggetto d'amore,
col silenzio d'una rosa
che si schiude sul ramo.
L'anima in disarmonia, da sola
deve morire in estraneo contatto,
col silenzio d'una rosa
che si sfoglia sul ramo.

Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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La data

Anche in cielo straniero
e in straniero paese,
quando un uccello l'alba
segnala al primo autunno.
Davanti all'uscio ortensie
con cielo terso, il mare
più in là, senza memoria
il tutto, un sogno aprendosi.
Là intravedo i cammini,
a questa luce ancora
vuoti, e tra essi uno
la tua partenza aspetta.
Non chiedere se importa
essere qui venuti,
ma abbandònati, pensa:
oggi è tuo amico un Dio.

Luis Cernuda
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Re: Luis Cernuda

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Il prigioniero

Restano indietro i muri
e le grate; tu, respira
ora la libertà,
da solo con la tua vita.
Come nube nell'aria,
come luce nell'alba,
guarda la terra tutta,
aperta ai tuoi piedi.
Ma libertà acquistasti
senza amico, e ti sembra
vittoria squallida,
figura della morte.

Luis Cernuda

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Re: Luis Cernuda

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Come il vento

Come il vento lungo la notte,
amore in pena o corpo solitario,
tocca invano i vetri,
singhiozzando gli angoli abbandona.
O come talvolta cammina nella tempesta,
gridando follemente
con angoscia d'insonnia,
mentre gira la pioggia delicata.
Sì, come il vento cui un'alba svela
la sua tristezza errante per la terra,
tristezza senza pianto,
fuga senza un oggetto.
Parimenti, straniero,
come il vento fuggo lungi,
eppure, venni come luce.

Luis Cernuda

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