Emilio Prados

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Emilio Prados

Messaggio da leggere da essenze »

Quanto vicini! Dal tuo occhio al mio
non il canto di un’anima!
Annodati sopra il vento
come uccelli ad uno stesso
filo, sospesi ambedue al cielo.
Quanto vicini i nostri profili
in mezzo al giorno!
Che alti! Puri volano, slegati,
liberi dal mondo i volti
persi nella luce – aperti
come fiori senza stelo -,
viventi, ma senza corpo
che li possa incatenare
alla terra, là nel fondo!
Uniti, in mezzo alle nubi
ora volano alti, quieti
fermi al modo delle stelle
dell’alba, ma più sereni
che stelle, come due piume,
simili a pesci del vento
fermati sopra di esso
con il filo del silenzio
che li mantiene sospesi
entro gli occhi, sopra il sonno.

Emilio Prados

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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Emilio Prados

Messaggio da leggere da essenze »

SOLITUDINE

Rimane l'acqua eretta
e percorsa da brividi
nel suo suolo di lutto
- catene la memoria,
prigione e la troncata
alta torre del corpo -
contrizione nell'ombra
- ancora fresco il sangue
palpitante del giorno -
che pena sopra il mondo
a castigo del tempo...

Nera, nera, nerissima è la notte,
alta come una spada...
seme della sua carne,
ora lagrime e nebbia,
vive la notte di un oscuro gemere.

Oblio fecondo il suo esistere erige,
azione, amore, per il suo peccato...
Intanto laggiù il giorno
incosciente, in deliquio,
diffonde a fiotti dalla sua ferita
la sua vampa, su un bacio
nero che già la inonda....

Chi mai salverà l'ombra
e l'acqua dove muore?

(Il tempo intero è un grido
muto, sopra la notte....
e l'aria, la speranza
del cielo in cui si cela)

Emilio Prados
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Emilio Prados

Messaggio da leggere da essenze »

UN ALBERO NASCE

Ma il giardino, così chiuso, dove sta?
Né i suoi muri
danno ombra - segno
del suo ritiro - né l'acqua
s'ode fluire;
né il rumore del pioppeto
dà ali al sogno
né sparge il cipresso il suo
pianto di pena o luna
sul timore della fonte.
Notte fonda!
(Notte ancora?)
Giardino senza tempo, pena:
dov'è il tuo corpo? Ove fugge?
Il mistero ci fa vivere.
Lo so, giardino chiuso,
ma il tuo mistero dov'è?
è sua presenza il tuo nulla?...
Senza radici è il tuo suolo;
è senz'albero il tuo cielo...
Quest'ombra non è la spina
- lingua del tuo cuore -
campana del tuo silenzio.
Non è il tuo deserto amore:
la tua trasparenza.
Dove hai perduto il sapore
del tuo sangue, ch'era fuoco?...
I tuoi uccelli son cenere di morte.
Forse queste foglie sono, in terra,
l'eco del tuo aereo fiore?...
L'ombra ferita del sogno?
Amore che il giardino chiede?...
Amore - giardino:
domanda d'amore,
amore di corpo completo?
Sei qui forse, e non ti vedo?
La tua luce mi ha accecato?
Mi ha tolto il tatto, l'olfatto?...
(Non si ode neppure il tuo ricordo)
Sul labbro la saliva e la rugiada
confondono i loro desideri.
Giardino chiuso: i tuoi muri
dove fissano i petali?

Emilio Prados
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Emilio Prados

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Alba

Quanto vicini! Dal tuo occhio al mio
non il canto di un’anima!
Annodati sopra il vento
come uccelli ad uno stesso
filo, sospesi ambedue
al cielo. Quanto vicini
i nostri profili in mezzo
al giorno! Che alti! Puri
volano, slegati,
liberi dal mondo i volti
persi nella luce – aperti
come fiori senza stelo -,
viventi, ma senza corpo
che li possa incatenare
alla terra, là nel fondo!
Uniti, in mezzo alle nubi
ora volano alti, quieti
fermi al modo delle stelle
dell’alba, ma più sereni
che stelle, come due piume,
simili a pesci del vento
fermati sopra di esso
con il filo del silenzio
che li mantiene sospesi
entro gli occhi, sopra il sonno.

Emilio Prados
da Memoria dell’oblio1966

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