Ángeles Carbajal

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Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Ángeles Carbajal

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Oggi di nuovo ho cercato
il tavolino di un caffè
per leggere, per scrivere questa poesia,
per non sentire quello che sento,
per immaginarti come tante volte,
nella penombra delle ore lente,
passando dalle pagine di un libro all’altro,
camminando sotto la pioggia,
nei musei di Vienna, di Parigi, di Roma…
nel giallo ocra di un muro di Toscana,
nel Prau Carballalu una sera di mate e di tormenta,
nelle notti azzurre di lavanda,
una mattina di campane
nell’abbazia di Melk,
nelle lezioni di francese,
quels étaient son nom,
sa demeure, sa vie, son passé,
il souhaitait connaitre
les meubles de sa chambre,
toutes les robes qu’elle avait portées,
davanti a un grande quadro di Marc Rothko,
in Monteverdi e in Beethoven,
negli orizzonti vicini dell’inverno,
e dovunque si posassero i miei occhi
era sempre identico il mio desiderio:
le tue mani vicine, la tua voce,
tornare a casa e trovarti lì.

Ángeles Carbajal
Ancora una poesia sull’assenza d’amore: è della poetessa spagnola Ángeles Carbajal (Argüelles, 1959).

Quello che colpisce è la minimale apparizione di questa assenza, di questa ricerca dell’amore desiderato: si manifesta al tavolino di un caffè, evocata dalle pagine dei libri, divagando e trasformandosi in sogno ad occhi aperti che prende a prestito da essi luoghi e occasioni. Come tatuata sull’anima, impressa a vivo nello sguardo, quell’ossessione amorosa, quel desiderio invade ogni cosa: “Il dolore ripercorre tutte le sue vie, e infine vale la pena un ricordo: quello dell’amore perduto, la delizia delle abitudini che la sua dolcezza mi regalava”.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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