Re: Alfonsina Storni

Avatar utente
Silesia
Messaggi: 2192
Iscritto il: 16/09/2010, 16:38

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da Silesia »

.
VITA

I miei nervi stanno impazzendo, nelle vene.
Il sangue ribolle, liquido di fuoco
Salta dalle mie labbra ove finge poi
L'allegria di tutte le sagre.

Ho il desiderio di ridere, le afflizioni,
Che da domare a volontà non dichiaro.
Oggi con me non giocano ed io gioco.
Con la tristezza blu di cui esse sono piene.

Il mondo palpita; la sua armonia tutta
La sento così vibrante che la faccio mia
Quanto mescere nel suo verso d’incantatrice.
Sarà perchè ho aperto la finestra un momento fa

E nelle finissime ali del vento
mi ha portato il suo sole la Primavera!

Alfonsina Storni
.Immagine
Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
Avatar utente
Silesia
Messaggi: 2192
Iscritto il: 16/09/2010, 16:38

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da Silesia »

.
In fondo al mare
c'è una casa
di cristallo.
A un viale
di madrepore
guarda.
Un grande pesce d'oro
alle cinque
viene a salutarmi.
Porta per me
un rosso mazzo
di fiori di corallo.
Dormo in un letto
un pò più azzurro
del mare.
Un polipo
mi fa l'occhiolino
attraverso il cristallo.
Nel bosco verde
che mi circonda
-din don... din dan-
cantano e si dondolano
le sirene
di madreperla verdemare.
E sulla mia testa
bruciano, nel crepuscolo
le irruvidite punte del mare.

Alfonsina Storni, 1934
.Immagine
Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

.
Nel 1938 la poetessa svizzero-argentina Alfonsina Storni si tolse la vita gettandosi in mare. Dalla sua morte tragica nacque un mito tra i più affascinanti della letteratura di lingua spagnola.

Insegnante, attrice, giornalista, ragazza madre e scrittrice, coi suoi versi sciolse il cemento della Buenos Aires del XX secolo e sfidò tutti i pregiudizi.

Chi legge l'opera di Alfonsina Carolina Storni (così sta scritto sull'atto di nascita stilato il 22 maggio 1892 a Sala Capriasca, nel canton Ticino) vi ritrova i caratteri della donna che sta dietro la poesia: una donna di inizio secolo che scrive con voce femminile e potente, sensuale, passionale e cerebrale ad un tempo, contraddittoria e spirituale.

Una donna fragile e forte, che emerge nei momenti chiave della sua storia, senza eccedere, né nascondersi del tutto. Un'artista minuta che si fece lupa quando si trattava di difendere la sua prole e che seppe corteggiare la letteratura parlando di ciò che molti, nella sua epoca, ritenevano indecente.

Dal Ticino a San Juan
Gli Storni arrivarono nel 1870 nella provincia argentina di San Juan. Non erano una famiglia povera, come quelle di altri emigranti. Avevano affari ben avviati nella zona di Cuyo, nell'Argentina centro-occidentale, tra cui la birreria «Cerveza de los Alpes».

Alfonso Storni, padre della poetessa, raggiunse i fratelli che già si erano installati in Argentina. Nel 1880 tornò però in Svizzera, dove sposò Paolina Martignoni, maestra. Con lei tornò a San Juan.

I primi due figli della coppia nacquero in Argentina, Maria nel 1887 e Romeo nel 1888. Nel 1891 Alfonso, che aveva difficoltà ad adattarsi alla vita nell'America del Sud, viaggiò con la moglie in Ticino. Lì un anno dopo nacque Alfonsina.

All'età di quattro anni Alfonsina partì alla volta dell'Argentina con i genitori. La casa della famiglia si trasformò presto in un luogo d'incontri, frequentato da artisti e scrittori.

Rosario, terra d'intellettuali
Nel 1901 la famiglia di Alfonso e Paolina si trasferì a Rosario, nella provincia argentina di Santa Fe, dove aprì il Café Suizo. L'andamento incerto degli affari costrinse Alfonsina fina da bambina a lavorare come cameriera e lavapiatti.

Le difficoltà economiche della famiglia si aggravarono con la morte di Alfonso nel 1906. Paolina dovette mettercela tutta per mantenere la famiglia numerosa e Alfonsina, all'età di 14 anni, iniziò a lavorare in un fabbrica di berretti.

Poi, quasi per caso, la ragazza incontrò il teatro. Nel 1907 Alfonsina si unì come attrice a una compagnia, percorrendo durante un anno tutto il paese. Due anni dopo decise però di abbandonare il palcoscenico, per seguire una formazione di insegnante nella Escuela Normal Mixta di Coronda (Santa Fe), dove si diplomò nel 1911.

A Rosario s'impegnò in numerose attività culturali, iniziando a frequentare i nascenti circoli intellettuali della città, in cui s'incontravano scrittori e politici. Alfonsina aveva già cominciato a scrivere e collaborava con due riviste letterarie, Mundo Rosarino e Monos y Monadas.

Il rifugio di Buenos Aires
In quel periodo Alfonsina incontrò il padre di suo figlio, di cui non rivelerà mai il nome. Nel 1912 si trasferì, sola, nubile e appena diciannovenne, a Buenos Aires, per dare alla luce Alejandro Alfonso, nato il 21 aprile del 1912.

Alfonsina dovette lottare per trovare lavoro e mantenere sé stessa e il suo bambino. Le sue capacità redazionali le consentirono di trovare un impiego lo stesso anno nell'azienda Freixas Hermanos, che importava olio d'oliva, con il compito di «corrispondente psicologica», responsabile di rispondere alle richieste e alle lamentele dei clienti.

Nell'ufficio dell'azienda - «inchiodata sulla mia sedia» - scrisse il suo primo libro di poesie, La inquietud del rosal «un pessimo libro (...), ma lo scrissi per non morire».
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

.
Donna di talento e all'avanguardia
L'apparizione di Alfonsina nel panorama letterario latino-americano avvenne contemporaneamente a quello di altre donne, quali Gabriella Mistral e Juana de Ibarbourou. Tutte dovettero farsi strada in un mondo fino ad allora completamente maschile.

«Alfonsina fu una donna molto coraggiosa, perché affrontò un mondo dominato dagli uomini», afferma Carlos Alberto Andreola, biografo della poetessa. «E alla fine conquistò il rispetto di tutti, non solo per l'alta qualità delle sue poesie, ma anche per la maniera in cui affrontò la povertà e per la sua dignità».

Già nel 1921, Alfonsina ottenne un primo riconoscimento importante, con il conferimento di una cattedra al Teatro Municipal Lavardén. Due anni dopo divenne insegnante alla Escuela Normal de Lenguas Vivas e partecipò alla creazione della Società argentina degli scrittori.

Inquieta, curiosa e contestataria, Alfonsina collaborò a varie riviste e ai quotidiani Crítica e La Nación. Fra le sue amicizie contava figure importanti della cultura latinoamericana, come Horacio Quiroga, Blanca de la Vega, José Ingenieros, Ricardo Rojas, Manuel Gálvez, Delfina Bunge, Manuel Ugarte, Benito Quinquela Martín, Marcelo T. de Alvear, Alfredo Palacios e Alicia Moreau de Justo.

Entrò in contatto anche con personaggi del calibro di Jorge Luis Borges, Gabriela Mistral, Amado Nervo, Federico García Lorca e Concha Méndez.

«Se Alfonsina fosse rimasta in Ticino non sarebbe mai diventata una poetessa famosa», osserva Franca Cleis, curatrice del libro su Alfonsina "Vivo, vivrò sempre e ho vissuto.

«In quanto terre di emigrazione, i villaggi ticinesi erano spesso popolati quasi esclusivamente da donne, le quali erano sottoposte al controllo della chiesa. Per Alfonsina sarebbe stato impossibile avere le idee e vivere le esperienze che ha messo nelle sue poesie».

Tracce nella sabbia
La traiettoria letteraria di Alfonsina la condusse dal romanticismo degli esordi a esiti poetici prossimi alle avanguardie artistiche dell'epoca, venati di un intimismo tutto moderno. La sua poesia spazia dalla sottomissione all'ira, ma sempre con aria di sfida, in un ritmo che si erge e sprofonda, così come si erse e sprofondò la sua vita.

Il 20 maggio del 1935 la poetessa fu operata per un tumore al seno. La malattia però non si arrestò. Cinque mesi dopo, il 25 ottobre, si gettò in mare da una scogliera presso la spiaggia La Perla, sul Mar de la Plata. Alcuni giorni prima aveva inviato al quotidiano La Nación il suo ultimo poema.

«Denti di fiori, cuffia di rugiada, / mani di erba, tu, dolce balia, / tienimi pronte le lenzuola terrose / e la coperta di muschio cardato. / Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù. / Mettimi una luce al capo del letto / una costellazione; quella che ti piace; / tutte van bene; abbassala un pochino. / Lasciami sola: ascolta erompere i germogli... / un piede celeste ti culla dall'alto / e un passero ti traccia un percorso / perché dimentichi... Grazie. Ah, un incarico / se lui chiama di nuovo per telefono / digli che non insista, che sono uscita...»

swissinfo, Norma Domínguez, Buenos Aires
(traduzione e adattamento: Andrea Tognina)
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

.
Immagine

" Alfonsina fu una donna molto coraggiosa
perché affrontò un mondo
dominato dagli uomini. "


Carlos Alberto Andreola,
biografo della poetessa
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

.
Cancellata

Il giorno in cui morirò, la notizia
seguirà le solite procedure,
da un ufficio all’altro con precisione
dentro ogni registro verrò cercata.
E là molto lontano, in un paesino
che sta dormendo al sole su in montagna,
sopra il mio nome, in un vecchio registro,
mano che ignoro traccerà una riga.

Alfonsina Storni

(da Languidezza, 1920)

Immagine
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

.
Perché io ho il petto bianco

Perché io ho il petto bianco, docile,
inoffensivo, dev’essere che le tante
frecce che vanno nell’aria vagando
prendono la sua direzione e lì si piantano.
Tu, la mano perversa che mi ferisce,
se questo è il tuo piacere, poco ti basta;
il mio petto è bianco, è docile ed è umile:
fuoriesce un po' di sangue... dopo, nulla.

Alfonsina Storni

Immagine
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

Denti di fiori, cuffia di rugiada,
mani di erba, tu, dolce balia,
tienimi pronte le lenzuola terrose
e la coperta di muschio cardato.

Vado a dormire, mia nutrice, mettimi giù.
Mettimi una luce al capo del letto
una costellazione; quella che ti piace;
tutte van bene; abbassala un pochino.

Lasciami sola: ascolta erompere i germogli...
un piede celeste ti culla dall'alto
e un passero ti traccia un percorso

perché dimentichi... Grazie. Ah, un incarico
se lui chiama di nuovo per telefono
digli che non insista, che sono uscita...

Alfonsina Storni
la sua ultima poesia

Immagine
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

Subconscio

Parli, parli, e mi sono addormentata
ma se dormo non dormo, subisco
l’influsso di un pensiero supremo:
vivo, vivrò sempre, ho sempre vissuto.
Parli, parli, e sono caduta
nel marasma in cui cede anche il respiro.
Mi sono persa, da tempo, fra le ombre.
Sono cieca. Non provo sentimento.
Sono come lo spazio, come il vuoto,
è solo un’ombra tutto il corpo mio
e posso sollevarmi come fumo.
Ascolto soffi eterei, sovrumani.
Con le tue mani legami alla terra
perché il vento non mi porti via.

Alfonsina Storni

Immagine
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Avatar utente
essenze
Amministratore
Messaggi: 12121
Iscritto il: 18/06/2010, 19:48

Re: Alfonsina Storni

Messaggio da leggere da essenze »

Sono quel fiore

La tua vita è un gran fiume, scorre copiosamente.
Sulla riva, invisibile, io sboccio dolcemente.
Sono quel fiore perso fra vimini e canneti
Che pietoso alimenti, ma forse neanche vedi.
Mi sradichi e ti muoio nel seno quando cresci,
Muoio nel fango a poco a poco quando secchi;
però torno a sbocciare di nuovo dolcemente
quando nei giorni belli scorri copiosamente.
Sono quel fiore perso che sboccia alle tue rive
Umile e silenzioso tutte le primavere.

Alfonsina Storni

Immagine

Immagine: Cesare Laurenti (1854 - 1936), "Ninfea"
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


Immagine
Rispondi