Rainer Maria Rilke

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Rainer Maria Rilke

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Vivere le domande del cuore

Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e...
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poichè non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Rainer Maria Rilke

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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Rainer Maria Rilke nacque nel 1875 a Praga. La sua precoce vocazione letteraria si esplicò nella raccolta poetica Vita e canti del 1894, seguita l'anno dopo da Sacrificio ai Lari. Di seguito uscirono Incoronato di sogno nel 1896 e Avvento nel 1987. Gli anni novanta sono segnati dall'incontro di Rilke con Lou Andreas-Salomé e soprattutto dall'adesione all'ideale neoromantico. Emblema di tale adesione èIl canto di amore e di morte dell'alfiere Cristoforo Rilke, del 1899. Allo stesso anno risalgono i viaggi in Russia, dove il poeta ebbe modo di conoscere Tolstoj e di scoprire il misticismo russo. Questa esperienza segnò profondamente la produzione rilkiana «matura», a partire dalle opere immediatamente successive ai viaggi in Russia, come le tre parti del Libro d'Ore, scritte tra il 1899 e il 1903 e il ciclo di racconti Le storie del buon Dio (1900-1904).
Dopo un periodo passato a Brema e in seguito al fallimento del matrimonio con Clara Westhoff, Rilke si trasferì a Parigi. Nella capitale francese il poeta strinse amicizia con gli artisti Rodin e Cézanne. L'influenza che questi incontri esercitarono nella poetica rilkiana è evidente nelle Nuove poesie (1907- 1908), dove le immagini delle cose vengono fissate con precisione, allo scopo di riscattare quella pienezza di senso della realtà, di contro al processo di mercificazione della socetà industriale. Dalle pagine del romanzo-diario autobiografico I quaderni di Malte Laurids Brigge emerge la tormentosa condizione esistenziale, che accompagnò Rilke in questi anni e che sfociò in una grave crisi psicologica. Nel 1911 il poeta austriaco, dopo aver viaggiato in Europa meridionale e in Africa settentrionale, iniziò a scrivere a Duino, presso Trieste, le Elegie Duinensi, concluse solo nel 1923, dopo la guerra. Quest'opera rappresenta, insieme alle liriche dell'ultimo periodo, pubblicate postume con il titolo Poesie estreme, il culmine della produzione poetica matura rilkiana, caratterizzata da una visione positiva della vita. Rilke morì a Montreux nel 1926.
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"Perché dalla nostra vicinanza non è potuto nascere niente"
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"Ho capito perché dalla nostra vicinanza non è potuto nascere niente di reale: perché lei, o era me con tutte le sue forze e quindi soverchiante, oppure era il mio Contro Io e allora naturalmente un advocatus diaboli, un pallido doppio e costante oppositore, senza fondamento personale. Quanto possa aver sofferto di tutto questo è difficile da scoprire, è comunque stato inutile per ambedue e senza sbocco. Le belle lettere che di quando in quando mi scriveva, erano mie, lettere mie, nel mio stile, oppure non mi scriveva affatto".

(Rainer M. Rilke - Lou A. Salomé, Epistolario 1897-1926, Milano, La Tartaruga, 1992, p. 173.)
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Re: Rainer Maria Rilke

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Solitudine

La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.

Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

Rainer Maria Rilke
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Re: Rainer Maria Rilke

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Un giorno esisterà la fanciulla e la donna, il cui nome non significherà più soltanto un contrapposto al maschile, ma qualcosa per sé, qualcosa per cui non si penserà a completamento e confine, ma solo a vita reale: l'umanità femminile. Questo progresso trasformerà l'esperienza dell'amore, che ora è piena d'errore, la muterà dal fondo, la riplasmerà in una relazione da essere umano a essere umano, non più da maschio a femmina. E questo più umano amore somiglierà a quello che noi faticosamente prepariamo, all'amore che in questo consiste, che due solitudini si custodiscano, delimitino e salutino a vicenda.


Rainer Maria Rilke
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Re: Rainer Maria Rilke

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La notte e l'anima


In grembo alla notte nevosa, d'argento,
immensa si stende dormendo, ogni cosa.

Solo una eterna sofferenza è desta
dentro l'anima mia.

E mi domandi perché mai si tace
l'anima mia, senza versarsi in grembo
alla notte che sogna?

Colma di me, traboccherebbe tutta
a spegnere le stelle.

Rainer Maria Rilke
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Re: Rainer Maria Rilke

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La sera


Vien da lungi la Sera, camminando
per la pineta tacita, di neve.
Poi, contro tutte le finestre preme
le sue gelide guance; e, zitta, origlia.
Si fa silenzio, allora, in ogni casa.
Siedono i vecchi, meditando. I bimbi
non si attentano ancora ai loro giuochi.
Cade di mano alle fantesche il fuso.

La Sera ascolta, trepida, pei vetri;
tutti - all'interno - ascoltano la Sera


Rainer Maria Rilke
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Re: Rainer Maria Rilke

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A Lou Andreas-Salomé

Non posso ricordare. Ma quei momenti
puri dureranno in me come
in fondo a un vaso troppo pieno.
Non penso a te, ma sono per amore tuo
e questo mi dà forza.
Non ti invento nei luoghi
che adesso senza te non hanno senso.
Il tuo non esserci
è già caldo di te, ed è più vero,
più del tuo mancarmi. La nostalgia
spesso non distingue. Perché
cercare allora se il tuo influsso
già sento su di me lieve
come un raggio di luna alla finestra.


Rainer Maria Rilke
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Re: Rainer Maria Rilke

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La mia timida ombra lunare volentieri
parlerebbe con la mia ombra solare da lontano
nella lingua dei folli;
nel mezzo io, sfinge illuminata,
mettendo pace, a destra e a sinistra
l’una e l’altra ombra ho generata.

Rainer Maria Rilke

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Re: Rainer Maria Rilke

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Voglio essere un giardino e che alla mia fontana
colgano i tanti sogni nuovi fiori,
gli uni in disparte e pensierosi,
gli altri riuniti in muti conversari.
E quando vanno, voglio su di loro
far stormire parole come alberi,
e se riposano, agli immemori sonni
col mio silenzio origliare.

Rainer Maria Rilke

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Émile René Ménard (1861-1930), Spring

Ich will ein Garten sein, an dessen Bronnen
die vielen Träume neue Blumen brächen,
die einen abgesondert und versonnen,
und die geeint in schweigsamen Gesprächen.
Und wo sie schreiten, über ihren Häupten
will ich mit Worten wie mit Wipfeln rauschen,
und wo sie ruhen, will ich den Betäubten
mit meinem Schweigen in den Schlummer lauschen
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