Shoah: poesie

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Re: Shoah: poesie

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"Io non ho mai tentato di interpretare il complesso di problemi definito Olocausto come qualcosa di simile a un conflitto ineluttabile fra tedeschi ed ebrei; (...)non l’ho mai considerato, per dir così, una sbandata unica della storia, un pogrom superiore per dimensioni a tutti quelli che lo hanno preceduto (...). Io ho visto nell'Olocausto la situazione dell’essere umano, lo stadio terminale della grande avventura, cui l’uomo europeo è giunto dopo duemila anni di cultura etica e morale.Ora non ci resta che pensare a come uscirne in avanti. Il problema Auschwitz non è, per così dire, se passarci sopra o no un tratto di penna; se conservarlo nella memoria o chiuderlo nel corrispettivo cassetto della storia; se innalzare monumenti per i milioni di assassinati e quale aspetto debbano avere. Il vero problema Auschwitz è che è accaduto e che noi, con la migliore o anche la peggiore nostra volontà, non possiamo cambiare questo fatto. (...)Vecchie profezie dicono che Dio sarebbe morto. Certo è che dopo Auschwitz noi siamo lasciati a noi stessi. Dobbiamo farci i nostri valori da noi, giorno per giorno, con quell'incessante anche se invisibile, operare etico che un giorno li porterà alla luce e forse li eleverà a nuova cultura europea".
Imre Kertész - dal suo discorso al conferimento del Premio Nobel

Imre Kertész (Budapest, 9 novembre 1929) scrittore ungherese sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti e Premio Nobel per la letteratura nel 2002.

Nato in una famiglia di origine ebraica, fu deportato quindicenne ad Auschwitz, nel 1944, e poi trasferito a Buchenwald, dove fu liberato nel 1945, unico sopravvissuto della sua famiglia; tornato in Ungheria, ormai solo, nel 1948 cominciò a lavorare come giornalista per un quotidiano di Budapest. Quando nel 1951 il giornale divenne organo del partito comunista Kertész fu licenziato. Dopo due anni di servizio militare, per mantenersi iniziò a scrivere romanzi e a tradurre opere di Freud, Nietzsche, Canetti, Wittgenstein e altri.
Essere senza destino (Sorstalanság), il suo primo e più famoso romanzo, descrive l'esperienza di un ragazzo ungherese di quindici anni nei campi di sterminio nazisti di Auschwitz, Buchenwald e Zeitz. Il romanzo, scritto in dieci anni, è basato sull'esperienza diretta dell'autore. Egli stesso ha dichiarato: Ogni volta che penso a un nuovo romanzo penso a Auschwitz.

Nel 2002 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura, la cui motivazione fu :"per una scrittura che sostiene la fragile esperienza dell'individuo contro la barbarica arbitrarietà della storia"
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"Un vecchio ex deportato ad Auschwitz va tutte le mattine all’edicola del suo quartiere, prende sempre un pacchetto di caramelle e chiede all’edicolante se ha il Notiziario Quotidiano del Partito Nazista. L’edicolante, dapprima sorpreso poi ogni giorno rassegnato, gli risponde che quel giornale non esiste più da tanti anni, che lo stesso NSDAP non esiste più. Stamattina, alla solita richiesta del vecchio, l’edicolante gli chiede un po’ contrariato: ma perché continua a chiedermi il Notiziario Quotidiano del Partito Nazista se sia il giornale che il Partito non esistono più da tanto tempo? Il vecchio risponde sorridendo: mi piace avere qualcuno che me lo ripete ogni giorno."

Moni Ovadia
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Re: Shoah: poesie

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Auschwitz
è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto e del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea.

Primo Levi
(dalla prefazione a Léon Poliakov, "Auschwitz", Veutro, Roma, 1968)
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Re: Shoah: poesie

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Se sopravviverò a questo tempo e se allora dirò: la vita è bella e ricca di significato, bisognerà pur credermi. Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile.

Etty Hillesum
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Foto: Steve Mccurry
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Quando non si riesce a dimenticare,
si prova a perdonare.

Primo Levi

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opera d’arte di Jeannette Woitzik
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Re: Shoah: poesie

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Misero è l'uomo che non ha pietà del suo prossimo e si innalza a giudicare
i suoi simili, facendo misura di se stesso , come uomo perfetto, dimostrando che il diavolo esiste, nascosto nell'animo umano.
Dedicata ai martiri ebrei della follia umana.
Forni ….
Il giorno della memoria.
Un cielo oscuro e assente
dall’algida presenza
di un’uncinata croce.
Cuori senza vergogna
osservano con sdegno
quel povero innocente,
ucciso senza speranza.
Alta si levò la voce
dei martiri alla gogna
del teutonico ingegno.
La gente non cancella
dai libri di storia
il diabolico impegno
di mostri senza gloria.
Preghiere senza ascolto
nei cieli e nella terra
le anime hanno disciolto
negli orrori della guerra.

Chisu Bruno

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Re: Shoah: poesie

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"La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita..."

(Mario Rigoni Stern)
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