«I gatti hanno nove vite, dice il proverbio.
Tu ne hai una: e in qualche parte del tenue,
esile filo della tua esistenza c’è il nodo nero,
il grumo di sangue, l’arresto del battito cardiaco
che rappresenta la fine di questo particolare individuo
che scrive « io » e « tu » e « Sylvia » […]
Ti interroghi sui tuoi diciotto anni,
oscillando fra l’ostinata convinzione di aver sfruttato
al meglio le tue capacità e possibilità
e la paura di non avere fatto abbastanza».
Sylvia Plath, “Diari”