Lawrence Ferlinghetti

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Lawrence Ferlinghetti

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Ancora stelle bizzarre guizzano velocissime esplodono, ribelli erranti perfino qui nello schema perfetto di qualche utopia passando velocissime strappando la ragnatela d'argento, come nel palmo di una mano lo schema perfetto della linea della vita del cuore e della testa attraversata all'improvviso da una cataclismica lacrima, eppure non tutte separate non tutte perse nell'oscurità tutte tenute ancora insieme in qualche centro immobile perfino ora nell'alba quasi incendiaria mentre ancora un'altra ribelle che brucia intensamente sfrega il suo fiammifero sulla nostra notte.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Lawrence Ferlinghetti

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« E appoggiò la tela a terra
E giacque solo con lei
E a lungo giacque con quella vergine
desiderando una purezza tutta per sé »

(Lawrence Ferlinghetti, da Il pittore)
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Lawrence Ferlinghetti

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Manifesto populista

Per i Poeti, con Amore - Lawrence Ferlinghetti


Poeti, uscite dai vostri studi,
aprite le vostre finestre, aprite le vostre porte,
siete stati ritirati troppo a lungo
nei vostri mondi chiusi.
Scendete, scendete
Dalle vostre Russian Hills e dalle vostre Telegraph Hills,
Dalle vostre Beacon Hills e dalle vostre Chapel Hills,
dalle vostre Brooklyn Heights e dai Montparnasse,
giù dalle vostre basse colline e dalle montagne,
fuori dalle vostre tende e dai vostri palazzi.
Gli alberi stanno ancora cadendo
E non andremo più nei boschi.
Non è il momento ora di sedersi tra loro
quando l’uomo incendia la propria casa
per arrostire il maiale.
Non si canta più Hare Krishna
mentre Roma brucia.
San Francisco sta bruciando
La Mosca di Majakowskij sta bruciando
I combustibili fossili della vita.
La notte & il cavallo si avvicinano
Mangiando luce, calore & forza
E le nuvole hanno i calzoni.
Non è il momento ora di nascondersi per l’artista
sopra, oltre, dietro le scene,
indifferente, tagliandosi le unghie,
purificandosi fuori dall’esistenza.
Non è il momento ora per i nostri piccoli giochi letterari,
Non è il momento ora per le nostre paranoie & ipocondrie,
non è il momento ora per la paura & il disgusto,
è il momento solo per la luce e per l’amore.
Abbiamo visto le migliori menti della nostra generazione
Distrutte dalla noia ai reading di poesia.
La poesia non è una società segreta,
né un tempio.
Le parole & i canti segreti non servono più.
L’ora di emettere l’OM è passata,
viene l’ora di cantare un lamento funebre,
un momento per cantare un lamento funebre & per gioire
sulla fine in arrivo
della civiltà industriale
che è nociva per la terra & per l’Uomo.
Il momento ora di esporsi
nella completa posizione del loto
con gli occhi bene aperti,
il momento ora di aprire le nostre bocche
in un nuovo discorso aperto,
il momento ora di comunicare con tutti gli esseri coscienti,
tutti voi, “Poeti delle Città”
appesi nei musei, includendo me stesso,
tutti voi poeti del poeta che scrive la poesia
sulla poesia
tutti voi poeti di poesia da laboratorio
nel cuore- giungla d’America
tutti voi addomesticati Ezra Pound,
tutti voi poeti pazzi, sballati, malconci,
tutti voi poeti della Poesia Concreta pre-compressa,
tutti voi poeti cunnilingui,
tutti voi poeti da gabinetto a pagamento che vi lamentate con graffiti,
tutti voi ritmatori da metropolitana che non ritmate mai sulle betulle,
tutti voi padroni delle segherie haiku
nelle Siberie d’America,
tutti voi non realisti senza occhi,
tutti voi supersurrealisti autonascosti,
tutti voi visionari da camera da letto,
ed agitprop da gabinetto,
tutti voi poeti alla Groucho Marxista
e Compagni di ozio di classe
che restano inattivi tutto il giorno
e che parlano del lavoro di classe del proletariato,
tutti voi anarchici Cattolici della poesia,
tutti voi Neri Montanari della poesia,
tutti voi Bramini di Boston e bucolici di Bolinas,
tutti voi baby-sitters della poesia,
tutti voi fratelli zen della poesia,
tutti voi amanti suicidi della poesia,
tutti voi capelluti professori della poesia,
tutti voi critici di poesia
che bevete il sangue dei poeti,
tutti voi Poliziotti della Poesia-
Dove sono i figli di Whitman,
dov’è la grande voce che parla ad alta voce
con un senso di dolcezza & di sublimità,
dov’è la nuova grande visione,
la grande visione del mondo,
l’alta canzone profetica
dell’immensa terra
e tutto ciò che canta in essa
e il nostro rapporto con essa-
Poeti, scendete
Nelle strade del mondo ancora una volta
E aprite le menti & gli occhi
Con la vecchia delizia visuale,
schiarite la gola e parlate più forte,
la poesia è morta, lunga vita alla poesia
con occhi terribili e forza di bufalo.
Non aspettate la rivoluzione
o succederà senza di voi.
Smettete di mormorare e parlate ad alta voce
con una nuova poesia gridata
con una nuova comune-sensuale “comprensione-pubblica”
con altri livelli soggettivi
od altri livelli sovversivi,
un diapason nell’orecchio interno
per colpire sotto la superficie.
Del vostro dolce Io che ancora cantate
Ancora esprimete “la parola en-masse”-
Poesia il veicolo comune
per il trasporto pubblico
verso luoghi più alti
di altre ruote che possono portarla.
Poesia che ancora cade dai cieli
dentro le nostre strade ancora aperte.
Loro non hanno ancora innalzato barricate,
le strade animate ancora con visi,
uomini & donne attraenti camminano ancora qui,
dovunque ancora attraenti creature,
negli occhi di tutti il segreto di tutti
qui ancora sepolto,
i selvaggi figli di Whitman qui ancora dormono,
si svegliano e camminano nell'aria aperta.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Lawrence Ferlinghetti

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Tutto cambia e niente cambia

Tutto cambia e niente cambia
Finiscono secoli e tutto continua come nulla finisse
Come le nubi ancora s’arrestano a mezzovolo
come dirigibili presi tra venti contrari

E la febbre dell’efferata vita di città ancora strozza le strade

Ma ancora io sento cantare
ancora le voci dei poeti
mischiate agli schiamazzi delle troie
nell’antica Mannahatta
o nella Parigi di Baudelaire
echeggiare richiami d’uccelli
lungo i vicoli della storia ora coi nomi cambiati
E ora siamo nel Novecento e la Borsa è di nuovo crollata
E mio padre vagabonda qui vicino con il fedora in testa
occhi sui marciapiedi, un’unica lira italiana
e un centesimo che raffigura la testa di un indiano in tasc
Trafficanti di liquori e carri funebri passano al rallentatore
Risuona la campana di ferro di una chiesa
frammista agli allarmi delle macchine nell’anno duemila

Mentre abiti nuovi corrono al lavoro in grattacieli oscillanti
mentre gli strilloni ancora strillano annunciando l’ultima follia

E risate s’alzano sul mare lontano
.
Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Lawrence Ferlinghetti

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Lawrence Ferlinghetti nato a Yonkers, New York, nel 1919 da padre italiano (originario probabilmente di Chiari in provincia di Brescia) e madre di origini franco-portoghesi, poeta, romanziere, traduttore, editore, pittore, autore di teatro e drammi radiofonici. Anima del Rinascimento Poetico di San Francisco che negli anni ‘50 sfida la concezione elitaria dell’arte e del ruolo dell’artista nel mondo, Ferlinghetti è stato protagonista negli ultimi sessant’anni di una straordinaria attività creativa, mai disgiunta da una profonda e continua attenzione a tematiche politiche, sociali ed ecologiche.

Laureatosi all’Università della North Carolina, nel 1941 si arruola nella Marina degli Stati Uniti, ma la visita a Nagasaki, distrutta dalla bomba atomica, lo trasforma in un “pacifista radicale”. Dopo aver conseguito un Master alla Columbia University e un dottorato all’Università della Sorbona, nel 1953 si stabilisce a San Francisco, dove fonda, assieme a Pete D. Martin, la City Lights Bookstore, libreria diventata, due anni dopo, anche casa editrice. Sin dall’inizio la City Lights pubblica i più importanti poeti dissidenti americani ed europei, gli autori della beat generation, e si impone come centro propulsore di fermenti culturali e artistici. Nel 1956, in seguito alla pubblicazione di “Urlo” di Allen Ginsberg, Ferlinghetti viene processato per vendita e diffusione di materiale osceno, riportando una storica vittoria legale contro la censura nella lotta per la libertà espressiva e di stampa. Ferlinghetti ha partecipato a molteplici festival e reading di poesia, dimostrandosi viaggiatore instancabile, vero guerriero poetico a difesa degli ultimi e del pianeta. Ha esposto in numerosi musei e gallerie, ricevendo svariati riconoscimenti: primo Poeta Laureato della città di San Francisco, membro permanente dell’Accademia americana delle arti e delle lettere e, recentemente, Commendatore al merito della Repubblica Italiana. Il suo “A Coney Island of the Mind”, tradotto in diverse lingue, è tra i libri di poesia più letti al mondo con oltre un milione di copie stampate.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
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Silesia
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Re: Lawrence Ferlinghetti

Messaggio da leggere da Silesia »

.Pieta’ per la nazione

Pieta’ per la nazione i cui uomini sono pecore
e i cui pastori sono guide cattive
Pieta’ per la nazione i cui leader sono bugiardi
i cui saggi sono messi a tacere
Pieta’ per la nazione che non alza la propria voce
tranne che per lodare i conquistatori
e acclamare i prepotenti come eroi
e che aspira a comandare il mondo
con la forza e la tortura
Pieta’ per la nazione che non conosce
nessun'altra lingua se non la propria
nessun' altra cultura se non la propria
Pieta’ per la nazione il cui fiato e’ danaro
e che dorme il sonno di quelli
con la pancia troppo piena
Pieta’ per la nazione – oh, pieta’ per gli uomini
che permettono che i propri diritti vengano erosi
e le proprie libertà spazzate via
Patria mia, lacrime di te
dolce terra di liberta’!

La poesia “Pietà per la nazione” fu scritta da Lawrence Ferlinghetti, in occasione del cinquantenario della pubblicazione di On the Road di Jack Kerouac, manifesto della Beat Generation, ispirandosi ai versi del poeta libanese Kahlil Gibran.
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Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
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