Ti do me stessa, le mie notti insonni,
i lunghi sorsi di cielo e stelle
bevuti sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini su favolose rive
tra superstiti colonne e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi sul ciglio delle cascate,
i tramonti ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati di nidi.
E tu accogli la mia meraviglia di creatura,
il mio tremito di stelo vivo nel cerchio degli orizzonti,
piegato al vento limpido della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati, così densi di cielo,
profondi come secoli di luce
inabissati al di là delle vette.
A. Pozzi
i lunghi sorsi di cielo e stelle
bevuti sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini su favolose rive
tra superstiti colonne e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi sul ciglio delle cascate,
i tramonti ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati di nidi.
E tu accogli la mia meraviglia di creatura,
il mio tremito di stelo vivo nel cerchio degli orizzonti,
piegato al vento limpido della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati, così densi di cielo,
profondi come secoli di luce
inabissati al di là delle vette.
A. Pozzi