Contessa Lara

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smilla_e_la_neve
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Contessa Lara

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Aspettando

Mi sussurrò - Domani? -Ed io: - Domani
m'avrai ne le tue braccia a l'istessa ora;
fra i tuoi capelli passerò le mani,
tu, sognando, dirai che m'ami ancora.
Ecco, son qui. Lo attendo. A i più lontani
passi, a ogni lieve suon che vien da fuora
tendo l'orecchio, e in desideri arcani
frugo con gli occhi la gentil dimora.
E' un vago nido.Le finestre aperte
di primavera invitano a l'incanto:
scherza il sole tra i fiori e su 'l velluto.
Io, l'armi antiche e ei quadri, onde coperte
son le mura, contemplo; e penso intanto
qual tesoro di baci ho già perduto.

Contessa Lara
Se non puoi essere una via maestra, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.


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smilla_e_la_neve
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Re: Contessa Lara

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Di sera

Ed eccomi qui sola a udir ancora
il lieve brontolìo de’tizzi ardenti;
eccomi ad aspettarlo: è uscito or ora
canticchiando, col sigaro tra i denti.
Gravi faccende lo chiaman fuora;
gli amici a ‘l giuoco de le carte intenti,
od un soprano che di vezzi infiora
d’una storpiata melodìa gli accenti.
E per questo riman da me diviso
fin che la mezzanotte o il tocco suona
a l’orologio d’una chiesa accanto.
Poi torna allegro, m’accarezza il viso,
e mi domanda se son stata buona,
senza nemmeno sospettar che ho pianto.

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Re: Contessa Lara

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Impressione

Nella sala da pranzo ampia e fiorita
d’antichi arazzi, il sol s’indugia un poco
in una lista d’oro scolorita,
mentre scoppietta nel camin il fuoco.
E’ un tramonto d’inverno. Ecco la vita.
Ecco quale vorrei che a poco a poco
mi fuggisse dagli occhi, scolorita;
mentre in una quiete ampia e fiorita
gli ultimi sprazzi ancòr mandasse il fuoco.

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Re: Contessa Lara

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Dama poeta

Forse da messa o da un bazar tornata,
ne l’intenso calor de’l mezzogiorno,
entra ne la camera e la grata
penombra beve de’l fresco soggiorno.
Qui scorre una fontana profumata
in una coppa d’onice a contorno
d’oro, un palmizio dorme a la vetrata
sotto un ciel di raso a pizzi adorno.
Ella ride spogliandosi a lo specchio,
e sorseggia il thé verde lentamente
da una tazzetta di Giappone vecchio;
Poi de la scrivania sopra le carte
Chinato il picciol capo intelligente,
donna non sol ma torna musa a l’arte.

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Re: Contessa Lara

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Desiderio

O povere mie carte,e resterete
con secchi fiori e ciocche di capelli,
rinchiuse entro uno stipo,in fra segrete
ricordanze de’miei giorni più belli!
Non è per voi di gloria avida sete
il duel che fa che in pianto io vi favelli,
io che sol chiedo a l’arte intime e liete
larve onde il ver per poco si cancelli.
Ma egli è il desio d’una manaccia bianca
che vi scompigli un dì,ne la parola
cercando questa offesa anima stanca:
la man che chiude gli occhi e che consola
quando la vita ne la madre manca
voi, carte, ingiallirete, io morrò sola.

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Re: Contessa Lara

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Nata Evelina Cattermole, o forse Eva Kattermole, alterò la sua data di nascita, spostandola al 1858, per vanità. Figlia dell'anglosassone Guglielmo Cattermole, console a Cannes, e di Elisa Sandusch, di nazionalità italiana, visse a Firenze per gran parte della sua vita.
Imparò l'inglese, il francese e lo spagnolo dal padre, e la musica dalla madre. Fu istruita anche dalla poetessa Marianna Giarrè-Billi, a cui dedicò uno dei suoi racconti più tristi.
Grazie all'influenza dello scrittore Francesco dall'Ongaro, un amico di famiglia, pubblicò, a soli diciotto anni, Canti e ghirlande (1867), inizialmente pensato per accompagnare dei fiori donati alla madre. Questa raccolta, stroncata da Croce, risentiva molto dell'influenza di altri poeti.
Mentre la giovane donna si faceva strada nella vita dei salotti fiorentini, si stava creando una reputazione come giovane scrittrice neoromantica. In uno dei salotti da lei frequentati, conobbe Eugenio Mancini, che divenne suo marito, nonostante l'avversione della famiglia di lui. Piena di amore romantico, nel 1892, pubblicò L'innamorata, un romanzo semi-autobiografico.
Alcuni anni dopo però, le relazioni extraconiugali di entrambi gli sposi sfociarono in un duello, che vide confrontarsi Eugenio Mancini con il suo migliore amico, Giuseppe Bennati. Il secondo ebbe la peggio, e Mancini fu accusato di omicidio, creando uno scandalo. Ma anche l'amante di Eugenio morì, a causa di una dose di acido solforico, e si racconta che Evelina le tagliò tutti i lunghi capelli, che legò ad un velo e pose sulla tomba del suo amato. Dopo quell'evento, i due coniugi non si rividero più.
A partire dal 1875, Evelina iniziò a collaborare con diversi quotidiani e riviste, iniziando la sua breve vita da giornalista. In questo secondo periodo della sua vita, iniziò, pare, una relazione con lo scrittore Mario Rapisardi, che sicuramente favorì la pubblicazione del suo secondo volume di poesie, Versi (1883), uscito con lo pseudonimo di Contessa Lara.
A questa seguirono, nel 1886, un'altra raccolta, intitolata Ancora Versi, e diversi libri per bambini, che ebbero un grande successo. Dopo la sua morte, inoltre, furono pubblicate diverse opere in prosa ed una raccolta di poesie.
Nel 1896, la Contessa Lara fu assassinata dal suo amante Giuseppe Pierantoni, che le sparò. Questo straordinario omicidio, unito ad una vita pubblica costellata di scandali, conferirono a questa scrittrice un'aura "bizantina", che ben si adattava alla voga del tempo.
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Re: Contessa Lara

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Dicean ghignando che a la donna sola,
A la rejetta, a l'esule, a la mesta,
Non più l'arte, che inalza e che consola,
Darebbe fiori per la bionda testa.

La Musa, invece, intorno ad essa vola
Sempre fida qual pria, nobile, onesta
E fa negl'inni udir la sua parola
Che memorie e speranze in lei ridesta.

Insieme van così lungo il sentiero
Triste del mondo, che soltanto ha fine
Ne l'alta erba là giù del cimitero.

Ingombro è il suol di rettili e di spine,
Di minacciose nubi il cielo è nero,
E pur cantano ancor le pellegrine.

Contessa Lara
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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