Olavo Bilac

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Re: Olavo Bilac

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Olavo Brás Martins dos Guimarães Bilac (Rio de Janeiro, 16 dicembre 1865 – Rio de Janeiro, 28 dicembre 1918) è stato un giornalista, poeta e scrittore brasiliano, membro fondatore dell'Academia Brasileira de Letras (Accademia Brasiliana di Lettere).

Di stile parnassiano, è considerato all'unanimità il maggiore poeta della letteratura brasiliana, con il titolo di Príncipe dos Poetas Brasileiros (Principe dei poeti Brasiliani).
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Olavo Bilac

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Via lattea

Tu mi dirai: “Udir le stelle!
Certo perdesti il senno”. Io ti dirò, frattanto,
Che per udire il celeste concerto,
Le finestre apro attratto dall’incanto.
E con le stelle io parlo.
Brilla tanto la Via Lattea come uno scrigno aperto.
Ma appena sorge il sole, con rimpianto,
Le cerco ancora nel cielo deserto.
”Mio stolto amico, quale conforto
Hai dalle stelle se guardi l’infinito?
Che dicono quando sei con loro assorto?”
Ama, se vuoi comprendere le stelle
Perché solo amando si può aver l’udito
Capace di intendere le loro favelle.

Olavo Bilac


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Re: Olavo Bilac

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Forse sognavo, quando la vidi ...

Forse sognavo, quando la vidi. Ma s’intuiva
che, ai raggi di luna illuminata,
fra tremanti stelle, saliva
un’infinita e scintillante scalinata.
E io la vedevo dal basso, la vedevo ...In ogni innata
gradazione, che l’oro più limpido vestiva,
muto e sereno, un angelo l’arpa dorata,
risonante di suppliche, feriva ...
Tu, madre santa! Voi anche, formose
illusioni! sogni miei! andrete per ella
come un fascio d’ombre vaporose.
E, o mio amore! Io ti cercavo, quando
vidi che dall’alto spuntavi, calma e bella,
lo sguardo celeste sul mio calando.

Olavo Bilac
da Via Lattea
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Re: Olavo Bilac

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Tutto sentirai, perché, benigna e pura ...

Tutto sentirai, perché, benigna e pura,
mi ascolti ora con il miglior udito:
tutta l’ansietà, tutto il male subito
in silenzio, nell’antica sventura.
Oggi, voglio, tra le tue braccia adunato,
rivedere l’orribile e scura via
dove, radendo l’abisso della follia,
andai da incubi perseguitato.
Guardatela: si torce tutta nell’infinita
volta dei sette circoli dell’inferno ...
E osserva quel viso: le mani levare,
inciampa, cade, geme, rantola, grida,
cercando un cuore che fugge, ed eterno
sentirlo vicino nell’oscuro palpitare.

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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Tanti dispersi vidi profusamente ...

Tanti dispersi vidi profusamente
lungo il cammino che di pianto trillava!
Tanti erano, tanti! Ed il mio viso passava
tra di loro freddo e indifferente ...
Infine! Infine! Potei con mano tremante
trovare nel buio quello che cercavo ...
Perché fuggivi, quando ti chiamavo,
cieco e triste, palpando ansiosamente?
Venni da lontano, seguitando di erro in erro,
il tuo fuggitivo cuore cercando
e scorgendo solamente cuori di ferro.
Potei però toccarlo singhiozzando ...
E oggi, felice, dentro il mio lo serro,
e lo sento, felice, dentro il mio pulsando.

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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Come la foresta secolare, tenebrosa

Come la foresta secolare, tenebrosa
vergine del passo umano e dell’ascia,
dove solo fa eco il grido che lascia
l’orrida tigre e la cui flora ombrosa
mai attraversa una luce che si posa,
così pure alla luce dell’amor negato,
hai il cuore eremo e serrato
come la foresta secolare, tenebrosa ...
Oggi, entro i rami, la canzone sonora
sciolgono festosamente gli uccellini.
Tinge la cima degli alberi l’aurora ...
palpitano fiori, trepidano i bambini
e il sole d’amore, che non venne un’altra ora,
entra dorando le sabbie dei cammini.

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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Tutti dicono

Tutti dicono: “Una volta come gli uccelli
irrequieta, come gli uccelli chiacchierini,
E oggi ...che hai ...? Che serietà modelli
con la tua aria! che idee e che modi asprini!
Che hai, che nel pianto gli occhi dilavi?
Essere ridente, che ridere la bellezza rivela!”
dicono. Ma nel silenzio e nella cautela
resti ferma e chiusa a sette chiavi ...
E uno dice: “Sciocchezze! Moine!”
Un altro incalza: “Capricci di donna bizzosa!”
“Follia” – tutti dicono alfine.
Ciechi voi, che vi stancate a interrogarla!
Vederla basterebbe; che la passione ansiosa
prima che dalla voce, dagli occhi parla.

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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In me anche, che ingenuo mi vedesti

In me anche, che ingenuo mi vedesti,
incantato, aumentando il mio incanto,
avrai notato che altre cose ora canto
diverse da quelle che una volta ascoltasti.
Ma amasti, senza dubbio ...Pertanto
medita sulla tristezza che sentisti:
io, di me, non conosco cose tristi,
che più affliggono, che torturano tanto.
Chi ama inventa le pene di quello che vive:
e, invece di calmare gli affanni, avanti
mette un altro peso a cui le ascrive.
Sappi, è per questo che così sto andando:
che è dei pazzi solamente e degli amanti
nella maggiore allegria andar piangendo.

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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Non mancano bocche di serpenti

Non mancano bocche di serpenti,
(quelli che amano parlare di tutto il mondo,
e tutto il mondo feriscono, maldicenti)
che dicono: “Uccidi il tuo amore profondo!
Spegnilo, che i tuoi passi imprudenti
ti porteranno a un pelago senza fondo ...
ti perderai!” E, digrignando i denti
ruotano al tuo fianco lo sguardo immondo:
“Se lei è così povera, se non ha bellezza,
lascerai per niente la gloria in una culla
e i piaceri persi nel rimorso che ribolle?
Pensa più al futuro e alla ricchezza!”
Ed io penso che alla fine ...non penso nulla:
penso appena che t’amo come un folle!

Olavo Bilac
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Re: Olavo Bilac

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In che cieli più azzurri, eteri stellari

In che cieli più azzurri, eteri stellari,
vola colomba più pura? In che foltezza
di cespuglio più niveo fiore carezza,
di notte, la luce di limpidi lunari?
Vivi così, come la corrente gelida,
che, intemerata, agli sguardi inquieti
delle stelle e all’ombrio dei palmeti,
il petto dei boschi taglia intrepida.
E ammantata dalla tua virginità,
dal tuo pudore nella candida corazza,
fuggi l’amore, guardando la castità,
- come catene montuose, negli spazi franchi
alzando alti picchi, la bianchezza
serbano della neve che le copre i fianchi.

Olavo Bilac
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