Charles Baudelaire

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Silesia
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Charles Baudelaire

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L'Uomo e il Mare

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Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili!

Charles Baudelaire, 1857
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Silesia
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Re: Charles Baudelaire

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Charles Baudelaire
Charles Baudelaire nacque il 9 aprile de1821, a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays. A sei anni era già orfano di padre e la madre, ancora giovane, sposa il tenente colonnello Jacques Auspick, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità e anche del perbenismo borghese, si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disperato disagio di Baudelaire. Alla madre egli chiederà sempre aiuto e amore che crederà mai ricambiati rispetto almeno all'intensità della domanda, comunque alta e drammatica.

Nel 1833 entrò al Collège Royal per volontà del patrigno, il maggiore Jacques Aupick. Ma poi la vita sregolata e gli ambienti frequentati convinsero il patrigno a farlo imbarcare sul Paquebot des Mers du Sud, diretto in India, a Calcutta. Da questo viaggio sorse il suo amore per l'esotismo, che riapparirà quindici anni dopo nell'opera Fleurs du mal.Ma dopo appena dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, oramai maggiorenne, entra in possesso dell'eredità paterna, che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.

Nel 1842 ritornò a Parigi, dove aveva conosciuto Gerard de Nervale e si avvicinò soprattutto a Gautier, che amò come un discepolo. Cominciò poi un lungo e appassionato amore con la mulatta Jeanne Duval, ispiratrice di erotici sentimenti, ma anche di purificato senso di pietà nei momenti tormentosi della paralisi.

Quando però Mme Auspick scopre che il figlio ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal marito, intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore acutezza il resto dell'eredità. Da ora in avanti Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per un paio di pantaloni. Il suo esordio come poeta risale al 1845 con la pubblicazione di A une dame créole (A una signora creola), mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che furono poi raccolti in due libri postumi, L'art romantique (Arte romantica) e Curiosités esthétiques (Curiosità estetiche).

Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Parigi. Nel 1857 pubblicò presso l'editore Poulet-Malassis, le fleurs du mal (I fiori del male), raccolta che comprendeva cento poesie. All'inizio non è possibile parlare di successo letterario, ma piuttosto di un vero e proprio scandalo: il libro viene processato per immoralità e l'editore, Poulet-Malassis, deve sopprimere sei poesie.

Tentò nuovamente il suicidio nel 1861. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modificò la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

Malato, egli cercò nell'hashish, nell'oppio, nell'alcol, nell'etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo uccise. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà sono ispirati i Paradis artificiels del 1861.
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Re: Charles Baudelaire

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DE PROFUNDIS CLAMAVI

Imploro pietà da Te, l'unica che io ami, dal fondo dell'anima in cui è caduto il mio cuore.
È un universo tristissimo, dall'orizzonte plumbeo, e vi si muovono, la notte, l'orrore e la bestemmia;

un sole privo di calore si libra sopra per sei mesi, gli altri se la notte copre la terra;
è un paese più nudo della terra polare: né bestie, né ruscelli, né verde di boschi!

Non v'è orrore al mondo che sorpassi la fredda crudeltà di questo sole di ghiaccio e di questa
immensa notte simile al vecchio Caos;

io invidio la sorte dei più vili animali, che possono inabissarsi in uno stupido sonno, tanto lentamente si dipana la matassa del tempo.

Charles Baudelaire
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Re: Charles Baudelaire

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Lo straniero

Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più?
Tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?
Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello.
I tuoi amici?
Usate una parola il cui senso mi è rimasto
fino ad oggi sconosciuto.
La patria?
Non so sotto quale latitudine si trovi.
La bellezza?
L'amerei volentieri, ma dea e immortale.
L'oro?
Lo odio come voi odiate Dio.
Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero?
Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù...
Le meravigliose nuvole!

Charles Baudelaire
(Le spleen de Paris)

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Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa, abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, un giorno nero più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove la Speranza, come un pipistrello, va sbattendo contro i muri la sua timida ala e picchiando la testa sui soffitti marci;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli, improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti e senza patria, che si mettono a gemere ostinatamente.

E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo nero vessillo.
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Re: Charles Baudelaire

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Lasciami respirare

Lasciami respirare lungamente
lungamente l'odore dei tuoi capelli
lascia ch'io v'immerga tutto il viso,
come fa un uomo assetato
nell'acqua di una sorgente,
e ch'io li agiti nella mano
come un fazzoletto profumato
per diffondere
rimembranze nell'aria

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Charles Baudelaire
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Re: Charles Baudelaire

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Inno alla bellezza

Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall'abisso, Beltà?
Il tuo sguardo, infernale e divino, versa, mischiandoli, beneficio e delitto:
per questo ti si può comparare al vino.
Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l'aurora,
diffondi profumi come una sera di tempesta;
i tuoi baci sono un filtro, la tua bocca un'anfora,
che rendono audace il fanciullo, l'eroe vile.
Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?
Il Destino incantato segue le tue gonne come un cane:
tu semini a casaccio la gioia e i disastri,
hai imperio su tutto, non rispondi di nulla.
Cammini sopra i morti, Beltà, e ti ridi di essi,
fra i tuoi gioielli l'Orrore non è il meno affascinante
e il Delitto, che sta fra i tuoi gingilli più cari,
sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
La farfalla abbagliata vola verso di te,
o candela, e crepita, fiammeggia e dice:
«Benediciamo questa fiaccola!»
L'innamorato palpitante chinato sulla bella
sembra un morente che accarezzi la propria tomba.
Venga tu dal cielo o dall'inferno, che importa,
o Beltà, mostro enorme, pauroso, ingenuo;
se il tuo occhio, e sorriso, se il tuo piede,
aprono per me la porta d'un Infinito adorato che non ho conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa?
Angelo o Sirena, che importa se tu - fata dagli occhi vellutati,
profumo, luce, mia unica regina -
ai l'universo meno orribile e questi istanti meno gravi?

Charles Baudelaire
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Re: Charles Baudelaire

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Quanto a me, che mi sento talvolta ridicolo come un profeta, so che non troverò mai in me la carità d'un medico.
Perduto in questo mondaccio, urtato dalle gomitate delle folle, sono come un uomo spossato, che veda dietro
a sé negli anni profondi solo delusione e amarezza, e, davanti, solo una tempesta che nulla racchiuda di nuovo,
né insegnamento né dolore.
La sera in cui quest'uomo ha rubato al destino qualche ora di piacere, cullato nella sua digestione, dimentico,
- per quanto è possibile, -
del passato, contento del presente e rassegnato all'avvenire, inebriato del suo sangue freddo e del suo dandysmo, orgoglioso di non raggiungere la bassezza di coloro che passano, dice a se stesso, contemplando il fumo del sigaro:
che m'importa dove vadano queste coscienze?

(Diari intimi - XXII)

Il poeta è come l'albatro
( Charles Pierre Baudelaire )
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Re: Charles Baudelaire

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Nero assassino della Vita e dell'Arte,
tu non ucciderai mai nella mia memoria
colei che fu per me gioia e gloria!

Charles Baudelaire - Le portrait
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Charles Baudelaire

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Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra
e il mio seno, cui volta a volta ciascuno s'è scontrato,
è fatto per ispirare al poeta un amore
eterno e muto come la materia.

Charles Baudelaire - La Beauté
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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