Edvard Munch

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essenze
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Edvard Munch

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"La mia arte ha le sue radici nelle riflessioni sul perché non sono uguale agli altri,
sul perché ci fu una maledizione sulla mia culla, sul perché sono
stato gettato nel mondo senza poter scegliere."


E quel senso di morte che pervade tutta la sua produzione pittorica come un'ombra ineluttabile, incombe sul giovane Edvard Munch, nato il 12 dicembre 1863 a Löten, in Norvegia, sin da quando a soli cinque anni perde la madre e a quattordici vede morire la sorella. "Nella casa della mia infanzia abitavano malattia e morte. Non ho mai superato l'infelicità di allora. Così vissi coi morti".

Le tele di Munch sono popolate da spettri della mente, fantasmi dell'anima, inquietanti presenze dai volti simili a teschi che in una immobilità glaciale ci fissano ora da desolanti interni claustrofobici ora da paesaggi nei quali cieli infuocati si tingono di rosso sangue o di violetti lividi e luttuosi.

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"I miei quadri sono i miei diari"
scrive l'artista e nelle sue opere scrive e riscrive la sua vita in
un racconto che si fa visione.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Edvard Munch

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Vampiro, Olio su tela, cm 91 x 109, Oslo, Munch-museet, 1893-1894

«I suoi capelli rosso sangue si erano impigliati in me,
si erano avvolti attorno a me come serpenti rosso sangue,
i loro lacci più sottili si erano avvolti attorno al mio cuore»

(E. Munch, Diari)
Il dipinto realizzato in quattro versioni, trasforma un momento di tenerezza in uno di orrore.
Non soltanto infatti, l'abbraccio della coppia è carico di disperazione, nell'ambiente spoglio, nell'annullamento dei tratti dei volti, ma anche nella contrapposizione tra la donna nuda e l'uomo vestito; diventa una scena di morte.
Al pari delle creature femminili di Gustav Klimt, il quale è forse, insieme a Munch, colui che ha rappresentato con più efficacia il tema della femminilità assassina, la protagonista diventa un demone che getta una maledizione sulla vita del compagno, uccidendolo a poco a poco.
Nella tavolozza, ristretta a poche sfumature di neri e bruni, il rosa del braccio nudo e le ciocche rosse dei capelli acquistano eccezionale evidenza, accentrando l'attenzione sulla figura femminile.
Il titolo originale dell'opera era più semplicemente "Amore e dolore", e fu probabilmente l'amico scrittore Przybzewski a suggerire quello attuale. Nella prima monografia sul pittore, pubblicata nel 1894, aveva descritto l'opera affermando:
''Egli non riesce a staccarsi dal vampiro,
nè dal dolore e la donna sarà sempre lì,
a mordere fino alla fine dei tempi
con mille linge di serpenti...con mille denti avvelenati''
In un' immagine essenziale quanto pregnante, l'artista ha insomma dato forma pittorica al binomio greco di Eros e Thanatos, Amore e morte, facendo però coincidere quest'ultima con la donna setssa che diventa l'agente delladistruzione.
Munch, concludeva così il suo commento:
''Anche quando scomparve, sentivo
ancora dove il mio cuore sanguinava,
poichè i lacci non potevano essere tolti''
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Re: Edvard Munch

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Il bacio
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Re: Edvard Munch

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. Edvard Munch

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Weeping Nude, 1913
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Silesia
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Re: Edvard Munch

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Camminavo lungo la strada con due amici quando
il sole tramontò,
il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue.
Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto.
Sul fiordo neroazzurro e sulla città c'erano sangue
e lingue di fuoco.
I miei amici continuavano a camminare
e io tremavo ancora di paura...
e sentivo che un grande urlo infinito
pervadeva la natura.

(Edvard Munch)

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L'urlo
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Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
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smilla_e_la_neve
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch (1863 – 1944) - Melankol
Come in molto altri casi, il dipinto venne realizzato in diverse versioni, che prendevano spunto da una circostanza autobiografica. Munch era solito trarre ispirazione dalle proprie emozioni, che venivano proiettate sulla natura circostante, trasformandola in paesaggio interiore.

Un appunto dai suoi diari si riferisce esplicitamente a Malinconia:
''Camminavo lungo il mare...
Le rocce sorgevano sull'acqua
come mistici esseri marini...
Il mare blu scuro e viola saliva e scendeva...
L'acqua singhiozzava e succhiava attorno alle rocce.
Lunghe nuvole grigie striavano l'orizzonte.
Sembrava che ogni cosa fosse morta,
come in un altro mondo...
Un paesaggio di morte''
Anche le tre figure visibili in lontananza e la barca alla rada derivano dalla realtà. Munch raccontava come la donna lo avesse fatto ripensare a una sua relazione ormai conclusa ed era stata questa nostalgia ad influenzare la visione.
Nel dipinto la sensazione è affidata all'accordo cromatico e alle linee ondulate del paesaggio, ma, più ancora, all'atteggiamento del giovane raffigurato in primissimo piano, rivolto all'esterno della scena.
Non ha i tratti di Munch: pur se legata a un'esperienza personale, infatti la tela diventa il simbolo universale della malinconia, intesa come emozione comune a tutti gli esseri umani.
Nella prima versione del dipinto l'uomo, inquadrato a mezzo busto, occupava quasi interamente la metà destra della superficie.

La nuova soluzione, che include soltanto il suo viso dagli occhi bassi e la mano appoggiata alla guancia, accresce la potenza della rappresentazione e il paesaggio che si allarga alle sue spalle sembra materializzarne i pensieri, costituire una visione puramente interiore.
Il linguaggio artistico di Munch si era ormai staccato dal Naturalismo e dall'Impressionismo degli esordi, facendosi sintetico ed essenziale, tanto che Krogh aveva definito Malinconia, nella versione del 1891, la prima opera simbolista della pittura norvegese.
Se non puoi essere una via maestra, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.


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smilla_e_la_neve
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch, "La foret enchantee" - 1903
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smilla_e_la_neve
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch

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"Madonna" - 1894
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smilla_e_la_neve
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch, "The Sun", 1912
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch
La morte nella stanza della malata

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La vita di Munch fu precocemente segnata da una serie di lutti familiari. Cinque anni dopo la sua nascita era morta la madre colpita dalla tubercolosi, malattia che avrebbe causato anche la scomparsa della sorella maggiore Sophie, avvenuta nel 1887.
Il dipinto si riferisce proprio a tale avvenimento: Sophie, di cui si intravede solo il braccio, è nascosta dallo schienale della sedia rivolta verso il muro, accudita da Karen Bjolstad, la zia che aveva assistito i bambini Munch dopo la morte della madre: il padre piega il volto sulle mani giunte; sul lato opposto, il fratello Andreas, che morirà di polmonite nel 1895, si appoggia al muro sostenendosi con una mano; il primo piano è seduta Laura mentre Inger, che indossa lo stesso abito del ritratto dell'anno precedente, rivolge allo spettatore uno sguardo fisso, reso assente dal dolore.
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