Edvard Munch

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Edvard Munch
La madre morta e la bambina

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''Io vivo coi morti"
L'ossessione delle proprie tragedie familiari era talmente radicata in Munch da spingerlo a rappresentare anche la morte della madre, avvenuta quando l'artista aveva solo cinque anni.
Sullo sfondo sono assiepati i suoi parenti, a sinistra si vedono le sagome di Inger e Laura, accanto si scorgono le figure del padre e di Andreas, entrambi defunti e di Edvard stesso.
Il mondo dei morti si sovrappone così a quello dei vivi, respinti con i primi sul fondo e rappresentati in bianco e nero, quasi fossero essi stessi fantasmi.
C'è però un'eccezione significativa: in primo piano è infatti raffigurata la piccola Sophie, scomparsa a sua volta nel 1877.
La sua figura è bloccata nel tempo ed è proprio lei ad apparire in carne ed ossa e a dominare la scena, con i capelli biondi, il volto dallo sguardo sbarrato e il vestito rosso.
Questo sembra allargarsi in un alone sul pavimento, prolungato fino al letto della madre, a cui la bambina risulta in tal modo assimilata.
La donna distesa sotto le coperte, con gli occhi chiusi, è appena tratteggiata e la linea bianca del letto ha la funzione di uno stacco, visivo quanto psicologico, tra i due piani.
E' Sophie la vera protagonista della scena, a lei è affidata la corda emotiva principale. Mentre gli altri familiari sono rivolti gli uni verso gli altri, la bambina si gira verso l'osservatore portando le mani alle orecchie.
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Edvard Munch
Ceneri ( Dopo la caduta )
1894

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Una vera e propria "selva oscura", con i tronchi che si levano spogli e infiniti verso un invisibile cielo notturno, fa da sfondo a un nuovo episodio del Fregio della vita...
In piedi, la bocca curvata in una piega amara, lo sguardo smarrito e dolente rivolto all'osservatore, è raffigurata una donna.
Indossa un abito bianco, slacciato, che lascia scorgere un triangolo di stoffa rossa, dall'inequivocabile valenza erotica.
Le braccia sono sollevate e appoggiate alla testa, in un gesto analogo a quello delle due seduttrici della "Donna in tre fasi" e "Le mani".
L'atmosfera è però completamente diversa...il gesto sembra piuttosto alludere a una drammatica presa di coscienza, in cui la donna si accorge dell'irreparabilità dell'errore commesso.
I suoi capelli sciolti sono arruffati e disordinati, privi della tradizionale carica sensuale. Ciononostante si allungano verso il corpo dell'amante, cominciando ad avvolgerlo nei lacci fatali della passione.
L'uomo in primo piano, ma in un angolo, volge la schiena alla compagna, piegandosi su se stesso.
I tratti del volto sono invisibili, ma il suo gesto è inequivocabilmente di disperazione. Munch lo priva addirittura del colore, utilizzando soltanto nero o grigio. Pur essendone essa stessa vittima, insomma, è sempre la donna, secondo l'artista, il motore della distruzione.
I due titoli sono alquanto significativi: con Ceneri il pittore si riferisce al carattere effimero dell'amore, che si spegne dopo aver estinto la propria fiamma; Dopo la caduta rimanda esplicitamente a un'interpretazione in chiave religiosa: i due personaggi simboleggiano Adamo ed Eva, la cui storia si ripete all'infinito, in ogni coppia.
Il giardino dell'Eden è trasformato in un'inquietante foresta e, come nel caso dei progenitori, la punizione sarà la vita stessa, con le sue ansie e il suo dolore.
Munch aveva ricevuto dal padre un'educazione rigidamente puritana e più volte, nei suoi dipinti, sarebbe ricorso a una simbologia cristiana.
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Edvard Munch, notte bianca (1901)
Edvard Munch, pittore norvegese, uno dei massimi esponenti del Decadentismo e dell’Espressinismo.
L’opera di Munch è caratterizzata dall’angoscia, dalla passione, dalla vita e dalla morte.
Questi temi sono rappresentati mediante l’uso di colori violenti e irreali, linee sinuose e continue, immagini deformate e consumate dal tormento interiore. L’artista ha la visione della realtà estremamente condizionata dalla consapevolezza angosciante dell’arrivo della morte.
Anche l’amore inteso come, indispensabile, istinto animale e voglia di annullamento nell’altro, viene interpretato come espressione di morte.
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Edvard Munch
Primavera, 1889

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“ La bambina malata e la madre accanto alla finestra nella luce che si irradia, ha reso evidente il mio congedo dall’impressionismo e dal realismo.
Con questo quadro ho aperto una nuova strada. E’ stata una rottura nella mia produzione artistica. Gran parte del mio lavoro è stato direttamente influenzato da questo dipinto. Io, e la mia intera famiglia, a cominciare da mia madre, ci siamo esattamente su quella sedia da me inserita in primavera. Ci siamo seduti lì all’inizio e alla fine dell’inverno, desiderando ardentemente il sole. Finchè la morte non ha ghermito i miei cari, uno dopo l’altro. Primavera ritrae lo struggimento per la luce, per il calore, per la vita sperimentato da una malattia giunta alla fine.”
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch - separation - 1896

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Un albero...la linea della spiaggia...il mare...
I motivi che caratterizzano tanti sfondi di opere di Munch tornano in un dipinto che affronta una nuova variazione sul tema della sofferenza e dell'infelicità causate dall'amore.
Accanto al tronco di un albero, che rievoca probabilmente, come in molti altri casi, quello del peccato originale, si ferma un giovane vestito di nero. Tutto, nel suo aspetto esprime dolore, dal volto che assume una tinta malata, agli occhi chiusi e le labbra aperte in un respiro affannoso, alla mano che pare gridare con il suo contorno rosso, appoggiandosi sul cuore.
Ai suoi piedi, enorme e fiammeggiante, si erge "il fiore del dolore", tragica parodia dello sbocciare del sentimento.
La causa di tanta afflizione è visibile alle sue spalle: la ragazza che lo aveva conquistato lo abbandona, immemore e disinteressata. E' vestita di bianco e i capelli sono biondi, come nella figura della sposa in "Donna in tre fasi", a significare che, nonostante l'aspetto angelico, essa sarà inevitabilmente cagione di lutto.
I suoi tratti sono cancellati e il pittore evoca dunque in lei l'immagine di ogni donnam sirena e al contempo carnefice. Nonostante se ne stia andando, i capelli si prolungano fino all'uomo, ricadendogli sul petto. Come sempre per Munch, dunque anche la separazione lascia uno strascico incancellabile, segnando per sempre la vita dell'amante.
La scena infatti non è reale, ma piuttosto proiezione di una visione interiore, in cui la donna appare ormai poco più che fantasma.
Pochi anni prima l'artista aveva definitivamente rotto con Tulla Larsen, che avrebbe voluto sposarlo. Nei suoi diari la descriveva come una crudele donna fatale:
''Soltanto lei aveva il diritto di amare...
Quando qualcuno la baciava,
diventava per lei un oggetto da usare.
Se egli si opponeva
diventava un mascalzone
meritevole di essere punito.
Si annoiava rapidamente
di coloro che la amavano,
e si riservava il diritto
di distruggere chi non l'amava''
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