Edvard Munch

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Re: Edvard Munch

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"Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante"- F. Nietzsche

Ritratto di Friedrich Nietzsche, Edvard Munch, 1906

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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch "Sailboats in the Harbor" (1905)
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch "Il canile" (1913-1915)

Angoscia, frustrazione, disperazione, tutto questo nel volto dei poveri cani ritratti da Munch

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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch, Evening on Karl Johan 1892 / 1894, oil on canvas,, cm 84,5 x 121, Bergen, Rasmus Meyer Collection

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Silesia
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Re: Edvard Munch

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L'isola, Edvard Munch, 1901-2
(olio su tavola, 99 x 108 cm- collezione privata)
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Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
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Re: Edvard Munch

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Cupido, Edvard Munch, 1907

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Re: Edvard Munch

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La danza della vita, Edvard Munch, 1899-1900
(olio su tela, 125.5x190.5cm.)

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Il dipinto occupava il centro del "Fregio della vita" ed era nuovamente legato alle vicende autobiografiche dell'artista.
I personaggi più in vista della scena, evocano infatti l'autore stesso, Tulla Larsen e Gunnar Helberg, "il pittore di mediocre talento", secondo la definizione al veleno di Munch, con cui la sonna si sposò dopo essere stata lasciata da Edvard.
La figura di Tulla è addirittura moltiplicata tre volte, secondo lo schema già utilizzato nella "Donna in tre fasi", in cui la creatura femminile appare nella triplice veste di santa, tentatrice e vittima.
Munch descriveva in tal modo l'immagine:
''Danzavo con il mio primo amore,
il dipinto è basato su questi ricordi.
Entra la donna bionda sorridente,
vuole cogliere il fiore dell'amore,
ma questo sfugge al suo gesto.
Sull'altro lato del dipinto compare vestita a lutto,
lo sguardo rivolto alla coppia che danza,
è un'emarginata...proprio come me.
Respinta dalla danza''

Lo scenario naturale è quello che caratterizza la maggior parte delle opere che compongono il Fregio. In mezzo a un prato verde, che scende verso il mare su cui brilla il riflesso della luna, una serie di coppie si lancia nei movimenti di un ballo sfrenato, che richiama le feste pagane del solstizio d'estate; in un primo piano dall'atmosfera completamente diversa, l'alter ego dell'artista, muto e quasi immobile, è avviluppato nel rosso fiammeggiante dell'abito della compagna.
I volti di entrambi esprimono tutto fuorchè felicità...
In un altro appunto del diario, Munch parlava dei protagonisti come di "un giovane prete [che] danza con una donna dai capelli sciolti e selvaggi". Ai loro lati la Speranza e il Dolore, inizio e fine, secondo Munch, di ogni relazione, sorvegliano il prevedibile andamento della danza.
I colori sono simbolici e la linea di contorno serra ogni forma, isolandola da quelle circostanti. La tela ha come sempre un respiro universale e la parabola di amore e morte rappresentata è quella che fa parte della vita di ognuno.
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch
Gli occhi negli occhi, 1894

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Anche questo dipinto faceva parte del Fregio della vita, nella prima sezione intitolata Nascita dell'amore. Munch utilizza nuovamente la simbologia cristiana di cui si era servito in "Dopo la caduta".
L'albero allude a quello del Paradiso, da cui Eva coglierà la mela fatale, offrendola ad Adamo.
Il tronco lucido, che attira lo sguardo dell'osservatore, si leva al centro della scena, dividendola a metà.
A destra è raffigurato il moderno Adamo, dal viso pallido e triste, gli occhi cerchiati di rosso fissi sulla compagna. E' quest'ultima, come sempre per Munch, il motore dell'azione; l'artista la rappresenta con una cromia accesa e una pennellata vivace, piena di energia, in voluta contrapposizione alla resa piatta e rifinita della figura maschile.
I capelli lunghi ricadono sulle spalle, ma si estendono anche verso il petto dell'uomo: sono i consueti tentacoli dell'amore, che lo renderanno schiavo infelice della passione.
Il ragazzo è vestito da studente, con una maglia nera da cui spunta un colletto bianco. I due protagonisti sono dunque poco più che adolescenti e l'artista mostra il primo incontro con il sentimento amoroso, che però, come in "Pubertà" non sarà felice...
La tavolozza scura e l'espressione dei visi ne preannunciano l'epilogo, e anche il momento degli "occhi negli occhi" è così privato del suo potenziale romantico.
Dietro la schiena del giovane l'artista ha infatti raffigurato "il fiore del dolore", che si accompagna senza eccezioni alla consumazione del desiderio. Oltre la ragazza, invece compare una casa, probabile richiesta alla sua futura richiesta di stabilità.
Le poche, conflittuali relazioni d'amore del pittore avrebbero seguito tale schema, a cui egli sarebbe sempre fuggito, chiudendosi infine in una volontaria solitudine.
La fine del suo rapporto più importante, quello con Tulla Larsen, durato tre anni, dal 1898 al 1902, sarebbe stata determinata, secondo il racconto con l'artista, proprio dall'insistente richiesta di matrimonio da parte della donna.
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch
Tempo di neve nel viale


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Due persone camminano su un viale di campagna sotto una nevicata. Portano i cappelli calati sui visi, i cui tratti sono indistinguibili. Munch li raffigura solo parzialmente, mentre stanno per uscire dall'inquadratura.
Ripetendo la soluzione già scelta per "Vite vergine rossa" e che sarebbe stata utilizzata anche per "L'assassino", lascia che sia il margine inferiore della tela a tagliare la loro immagine.
Oltre i personaggi si estende, fortemente prolungato in prospettiva, il suolo del viale, già completamente coperto di neve.
Non ci sono impronte, tanto che nessuno sembra avere calpestato e disturbato la perfezione della distesa bianca.
La strada è contornata da un doppio filare di alberi, ripresi con una visione leggermente sbieca, che ricorda le composizioni di Van Gogh, artista che Munch aveva ammirato a Parigi e con il quale aveva molto in comune, a cominciare dalla decisa intonazione psicologica delle opere e dello stile assolutamente individuale.
Oltre gli alberi si scorgono zone di prato e di cielo, un sentiero, una macchia di pioppi. I fiocchi di neve, candidi e irregolari, picchiettano la superficie.
L'artista non intende però raffigurare l'effetto di una particolare condizione atmosferica sulla natura, come nei lavori impressionisti.
Non c'è alcuno studio della luce, nè la pennellata applicata per piccoli tocchi vibranti.
Al contrario, i diversi elementi del paesaggio tendono a fondersi, le chiome degli alberi si unificano ai tronchi e al prato verso l'orizzonte, come se le linee venissero risucchiate da un vortice; in tal modo il pittore ottiene un forte effetto di profondità, che contrasta con la stesura piatta dei colori.
Le forme contornate con precisione, sono trattate in maniera bidimensionale, con un'intenzione decorativa di derivazione Jugendstil, uno degli stili di fine secolo che su Munch aveva esercitato una dichiarata, seppur poco duratura, influenza.
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Re: Edvard Munch

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Edvard Munch
Il giorno dopo

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Il dipinto affronta il tema, ricorrente nella pittura ottocentesca, della donna nel proprio letto, il cui modello ideale risaliva alle opere settecentesche di Francois Boucher.
Durante il primo soggiorno parigino, Munch aveva apprezzato la pittura raffinata di Thomas Couture, il maestro di Manet e, successivamente aveva studiato presso Leon Bonnat, celebre realista.
I quadri degli artisti più in voga, che trionfavano al Salon, rappresentavano spesso nudi femminili distesi, voluttuosi e ammiccanti, ma Munch li disprezzava, definendoli:
''Immagini da saponette,
che interessano la borghesia,
come le etichette
sui pacchetti di sigarette''
"Il giorno dopo" riprende con ironia tagliente questa tradizione iconografica, in particolare un'opera di Henri Gervex, in cui la protagonista, Rolla, dorme nuda in un letto sfatto, ma in un ambiente elegante, mentre il suo compagno apre la finestra, girandosi a guardarla.
Nell'opera del norvegese la situazione viene completamente ribaltata: la donna raffigurata è sola e la stanza in cui dorme povera e disadorna.
La luce del mattino, che proietta una grande macchia sulla parete e colpisce il volto, il busto e il braccio che ricade oltre la sponda del letto, rivela una scena cruda. La sensualità è annullata, così come l'idea di piacevole abbandono, associato ad una notte d'amore.
Non c'è sogno, nè erotismo, ma piuttosto l'oblio causato dall'alcol.
La ragazza è vestita, mentre in primo piano, sul tavolo, sono raffigurate due bottiglie e altrettanti bicchieri.
L'atmosfera della scena ricorda, pur nella diversità di ambientazione, "L'assenzio", dipinto nel 1875-76 da Edgar Degas, in cui l'effetto di abbruttimento provocato dal liquore è evidente sul volto sfatto dei due protagonisti.
L'atmosfera del quadro di Munch è analoga ma l'artista mantiene una voluta ambiguità sul significato del titolo, che potrebbe riferirsi tanto all'effetto di un'ubriacatura, quanto alla condanna alla dissoluzione e all'infelicità causata dalla resa alla passione amorosa.
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