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Vampiro, Olio su tela, cm 91 x 109, Oslo, Munch-museet, 1893-1894
«I suoi capelli rosso sangue si erano impigliati in me,
si erano avvolti attorno a me come serpenti rosso sangue,
i loro lacci più sottili si erano avvolti attorno al mio cuore»
(E. Munch, Diari)
Il dipinto realizzato in quattro versioni, trasforma un momento di tenerezza in uno di orrore.
Non soltanto infatti, l'abbraccio della coppia è carico di disperazione, nell'ambiente spoglio, nell'annullamento dei tratti dei volti, ma anche nella contrapposizione tra la donna nuda e l'uomo vestito; diventa una scena di morte.
Al pari delle creature femminili di Gustav Klimt, il quale è forse, insieme a Munch, colui che ha rappresentato con più efficacia il tema della femminilità assassina, la protagonista diventa un demone che getta una maledizione sulla vita del compagno, uccidendolo a poco a poco.
Nella tavolozza, ristretta a poche sfumature di neri e bruni, il rosa del braccio nudo e le ciocche rosse dei capelli acquistano eccezionale evidenza, accentrando l'attenzione sulla figura femminile.
Il titolo originale dell'opera era più semplicemente "Amore e dolore", e fu probabilmente l'amico scrittore Przybzewski a suggerire quello attuale. Nella prima monografia sul pittore, pubblicata nel 1894, aveva descritto l'opera affermando:
''Egli non riesce a staccarsi dal vampiro,
nè dal dolore e la donna sarà sempre lì,
a mordere fino alla fine dei tempi
con mille linge di serpenti...con mille denti avvelenati''
In un' immagine essenziale quanto pregnante, l'artista ha insomma dato forma pittorica al binomio greco di Eros e Thanatos, Amore e morte, facendo però coincidere quest'ultima con la donna setssa che diventa l'agente delladistruzione.
Munch, concludeva così il suo commento:
''Anche quando scomparve, sentivo
ancora dove il mio cuore sanguinava,
poichè i lacci non potevano essere tolti''