Dive ad Hollywood

Silesia

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Greta Garbo

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Non ci sono parole... Non sembra una donna, ma un angelo...
La sua gelida bellezza senza tempo - che al contempo sapeva essere delicatamente solare -
la sua voce sensuale, il suo sguardo magnetico, la classe innata,
la sua distaccata e pungente ironia, ma soprattutto il suo enorme talento drammatico,
me la fanno considerare la più grande "donna" che una macchina da presa abbia mai avuto l'onore di riprendere.
Greta Garbo, il cui vero nome è Greta Lovisa Gustafson, nasce a Stoccolma, in Svezia il 18 settembre 1905.

Sedusse generazioni d'appassionati di cinema con il suo carisma, il suo fascino misterioso e la sua bellezza,
tanto che per lei venne coniato l'appellativo di divina.
(Stoccolma, 18 settembre 1905 . New York, 15 aprile 1990) fra le più celebri e prestigiose di tutti i tempi.
Silesia

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Quando i ricordi passano da un post...

La regina Cristina

da piccola me ne innamorai...

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Rita Hayworth

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Il nome di Rita Hayworth non può che evocare un periodo aureo della storia del cinema, ossia quando Hollywood era il regno di divi quasi sovraumani giudicati intoccabili dai comuni mortali così come dai giornali; non proprio come oggi in cui le star accettano di girare pubblicità televisive come attori di soap opera.

Pensando a nomi come quello della diva più amata degli anni '50, o come quello di Humphrey Bogart, Gregory Peck e altri ancora, si capisce perchè molti oggi parlino di morte del divismo. E non è solo una questione di "intangibilità", ma anche di spessore reale degli artisti in questione. Quello dei personaggi del passato fa talvolta impressione, soprattutto rispetto ai paragoni possibili, e spesso sconfortanti, che propone il panorama odierno (e basti pensare ad Orson Welles, con cui la Hayeworth ebbe fra l'altro una relazione).

Rita Hayworth, il cui vero nome era Margarita Carmen Cansino, nasce il 17 ottobre 1918 nella metropoli per eccellenza: New York. Suo padre era il famoso ballerino Eduardo Cansino e, dall'età di dodici anni, la piccola si esibisce con lui. Il cammino verso il successo è però difficile e tormentato.
Dopo aver lavorato in numerosi night-club, dopo aver partecipato agli immancabili film di serie B e dopo aver subito le altrettanto immancabili illusioni spacciatele dai vari produttori di turno, finalmente firma un contratto con la Columbia (dopo averne rotto uno con la Fox) dove il capo, Harry Cohn, le cambia il nome in Rita Hayworth.

Dopo una trentina di film dove Rita ricopre piccoli ruoli recita la sua prima parte importante nel 1941 in "Bionda fragola" (Warner Brothers) pellicola che rappresenta la prima di una lunga serie di successi.

Chi non ricorda la sua bellezza latina in "Sangue e arena" (sempre del 1941), le interpretazioni di "Gilda" (il personaggio mangiuomini che le rimarrà attaccato addosso per sempre come un alter ego), e de "La signora di Shangai"?
Per non parlare di film struggenti e meravigliosi come "Gli amori di Carmen", "Trinidad" e "Pal Joey".
Malgrado tutto ciò, il grande establishment non è mai stato molto prodigo di riconoscimenti con lei: basti pensare, a titolo di esempio, che l'unico riconoscimento artistico della sua vita risale al 1965 quando grazie al film "Il circo e la sua grande avventura" ottenne una nomination (e solo quella) ai Golden Globe.

Dopo questo ultimo exploit il declino della Divina è stato triste, drammatico e macchiato dall'ombra nera dell'alcool.

All'età di 69 anni muore il 14 maggio 1987 a New York, colpita dal morbo di Alzheimer, amorevolmente assistita dalla figlia Jasmine avuta dal terzo marito, il principe Ali Khan.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
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Marilyn Monroe

« Non sono interessata ai soldi, voglio solo diventare magnifica »
(Marilyn Monroe)

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Il suo mito supera di gran lunga il pur apprezzato (e spesso sempre più rivalutato) talento artistico di un'attrice sicuramente fuori dal comune, un "sogno proibito" per milioni di appassionati di cinema. Il fascino che emanava dal grande schermo e dalle copertine in carta patinata ha contribuito a farne un sex symbol fuori da ogni tempo; la fragilità che ha contraddistinto la sua esistenza (per molti versi tumultuosa e culminata in una morte tanto prematura quanto misteriosa) l'ha resa una vera e propria icona della cultura pop.

Marilyn Monroe, nome d'arte di Norma Jeane Baker
(Los Angeles, 1º giugno 1926 . Los Angeles, 5 agosto 1962)
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Ava Gardner

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Dopo aver trascorso un'infanzia povera e difficile (settima figlia d'una contadina e di un irlandese con gli occhi verdi coltivatore di tabacco) in campagna, mentre si sta preparando ad una modesta carriera impiegatizia, un viaggio a New York le procura un contratto con la Mgm: a 18 anni approda così ad Hollywood, sposando due anni dopo Mickey Rooney (il matrimonio però dura solo undici mesi). Prima alcune piccole parti, nelle quali si nota la sua bellezza bruna ed altera - una fossetta sul mento, lo sguardo intenso, l'incedere sicuro, lo scatto orgoglioso della testa che esibisce il profilo, il lungo passo falcato, le spalle da regina, i gesti larghi del mostrarsi, i sospiri sapienti della voce, l'ostentazione dei bellissimi piedi molto piccoli - poi il successo con un film che Robert Siodmak ricava da un racconto di Hemingway, The killers. Ava interpreta The snows of Kilimangiaro (Le nevi del Kilimangiaro, 1952), l'esotico Mogambo (1953), The barefoot Contessa (La contessa scalza, 1954), The naked Maja (La Maja desnuda, 1959), On the beach (L'ultima spiaggia, 1959), The night of the Iguana (La notte dell'iguana, 1964). Tuttavia la Gardner non aveva una particolare simpatia per Hollywood: "Avrei dovuto avere più orgoglio, più ambizione. Avrei dovuto imparare a recitare, ma non è stato possibile. Per diciassette anni, a Hollywood, sono stata schiava della Metro Goldwyn Mayer. Il contratto era più greve d'una catena. Ti dicevano: fa' questo, e tu dovevi farlo. Se disubbidivi ti toglievano lo stipendio: restavi senza soldi, senza lavoro, e il tuo contratto s'allungava di tutto il periodo d'inattività, cosi potevano tenerti in pratica per sempre. Quando pensavi d'essere ormai una star, ti davano apposta particine umilianti, e se le rifiutavi ti sospendevano di nuovo. Potevano toglierti mezzo per il tempo che volevano, tanto da far dimenticare la tua faccia, la tua esistenza. Dovevi appartenere a loro anima e corpo, ubbidire sempre: la rivolta degli schiavi non era prevista né tollerata. D'altra parte, senza la Mgm non sarei mai diventata una diva: non avevo ambizione, non avevo esperienza, non avevo alcuna vocazione. Ero soltanto una tra i bellissimi ragazzi e ragazze a cui facevano un contrattino e che restavano li a sperare e a scannarsi tra loro, ad aspettare il turno della fortuna: dei trenta o quaranta insieme con i quali io cominciai alla Metro ne saranno venuti fuori forse tre, quattro". Ma oltre alle sue performance l'attrice si fa conoscere anche per i suoi matrimoni (Mickey Rooney, Artie Shaw, Frank Sinatra) e per la sua sfrenata vita mondana (molti amanti tra cui anche il leggendario produttore cinematografico, industriale aeronautico e ipocondriaco Howard Hughes, il torero Luis Miguel Dominguin e l'italiano Walter Chiari). La carriera comunque prosegue, tra consensi e qualche critica, con The life and times of judge Roy Bean (L'uomo dei sette capestri, 1972), The blue bird (Il giardino della felicità, 1975), Cassandra Crossing (1976). La Gardner resta attiva nel cinema fino al 1982, con parti via via più modeste, affrontando anche la tv nella serie Knots Landing. Muore di polmonite nel 1990 a Londra, dove abitava in una bella casa con la vecchissima sorella Beatrice e con un amatissimo cane, dopo aver consegnato ad un redattore di un quotidiano il materiale dell'autobiografia (Ava: My story), uscita nel 1991.

http://www.mymovies.it/biografia/?a=5763
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Grace Kelly

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Alfred Hitchcock aveva una passione spasmodica per le donne, quasi quanto per il cibo,
era particolarmente affascinato dai capelli, erano una sorta di fissazione erotica.
Chissà forse è stata proprio la chioma bionda di Grace Kelly ad attrarlo
e a scritturare la futura principessa di Monaco nel film Delitto perfetto.
Fu l’inizio di una carriera scintillante coronata con l’Oscar nel 1955
per il ruolo in La ragazza di campagna e fu l’inizio della passione di Hitch
verso l’attrice americana, la volle per altri due film (La finestra sul cortile e Caccia al ladro)
e l’avrebbe voluta anche in Marnie, ma ormai il suo volto aveva detto addio
alla settima arte preferendo la vita regale insieme ai tre figli e al principe Ranieri.
Il legame con il cinema lo mantenne frequentando gli amici attori e girando filmini
amatoriali che sono esposti alla Fondazione Memmo a Roma in occasione della mostra Gli anni di Grace Kelly.
Principessa di Monaco. Un omaggio a “un’icona femminile del XX secolo - la definisce il curatore Frédéric Mitterrand
- alla pari di Marylin Monroe, Jacqueline Kennedy e Audrey Hepburn”.
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smilla_e_la_neve
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Liz Taylor è stata a lungo considerata una delle donne più belle del mondo, anche grazie al suo "marchio di fabbrica", gli inconfondibili occhi viola.

Elizabeth Taylor ha sempre dichiarato la sua passione per la gioielleria. Nel corso degli anni ha posseduto una grande quantità di famosi gioielli, due dei quali, tra i più celebri, sono stati il diamante Krupp da 33,19 carati (6,638 g) e il diamante Taylor-Burton, a forma di "pera", da 69,42 carat (13,884 g), che, come si può intuire dal nome, è stato uno dei numerosi incredibili regali del marito Richard Burton. La sua collezione di gioielli è stata immortalata dal libro My Love Affair with Jewelry (2002). Nel 2005 si è messa in società con Jack e Monty Abramov della Mirabelle Luxury Concepts di Los Angeles per introdurre la House of Taylor Jewelry.

Ha anche creato e lanciato tre profumi col suo nome, "Passion," "White Diamonds" e "Black Pearls", che insieme hanno incassato complessivamente circa 200.000.000$ in vendite annuali.

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La Taylor ha impegnato molto tempo e molte energie nella lotta all'AIDS, attraverso manifestazioni e raccolte fondi. È stata tra le fondatrici American Foundation for AIDS Research (amfAR, amfar.org) dopo la morte del suo collega ed amico Rock Hudson. Ha anche dato vita ad una propria fondazione. Fino al 1999, ha aiutato a raccogliere circa 50.000.000$ per la lotta alla malattia.

Nei primi anni '80 si trasferì a Bel-Air, Los Angeles, California, dove risiede tuttora. La proprietà, la cui privacy è difesa da alte recinzioni e cancelli, è una delle fermate principali dei tour della case delle star, ed è segnata sulle mappe vendute ai turisti.

E' MORTA OGGI, AVEVA 79 ANNI
ED AVEVA GLI OCCHI VIOLA PIU' BELLI DELLA STORIA.
Se non puoi essere una via maestra, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.


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Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione.
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Re: Dive ad Hollywood

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