Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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Re: Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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Il “Letto Chiuso”: dal Medioevo l’idea per i moderni Monolocali.
Se c’è qualcosa che sempre più spesso manca negli appartamenti delle grandi città è lo spazio.
Lo spazio mancava anche un tempo, quando non era così raro che famiglie numerose vivessero in case di una o due stanze. Per risparmiare lo spazio, il letto chiuso faceva le funzioni di una camera da letto, occupando però poco posto, e garantendo un minimo d’intimità a chi dormiva. Da non sottovalutare anche il fattore “calore umano”: dormire all’interno di una struttura chiusa offriva certamente il vantaggio di riscaldarsi con maggiore facilità, in un’epoca nella quale le case erano fredde e umide.
Il letto chiuso era racchiuso in un mobile a forma di armadio rialzato da terra (sempre per combattere freddo e umidità) e solitamente aveva una panca posta ai piedi, che consentiva l’accesso alla piccola alcova. Accesso che poteva essere chiuso sia da porticine in legno, sia da tende di stoffa.
La moda del letto chiuso non è stata breve, anzi: durò dal tardo medioevo fino a tutto il 19° secolo. In Bretagna, nelle case rurali, veniva comunemente usato anche nel 20° secolo, e spesso era un pezzo d’arredamento pregiato, in legno massiccio scolpito e decorato, talvolta anche a “due piani”.
Il letto chiuso era un pezzo di arredamento diffuso nell’Europa nordoccidentale, in particolare in Bretagna, in alcune regioni della Gran Bretagna e dei Paesi Bassi.
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Bisogna avere in sè il caos per partorire una stella che danzi
(F. Nietzsche)


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Re: Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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"ragazze del paese ,mondine"
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Re: Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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Cavallina Storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c'hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla".
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l'agonia...".
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole".
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbraccio' su la criniera.
"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.

Giovanni Pascoli

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Silesia
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Re: Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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Mary Smith faceva la "knocker-up", la Svegliatrice, nell'Inghilterra degli anni '30.
Mary Smith svolgeva il mestiere di “svegliatore” (knocker-up, in inglese) diffuso particolarmente nel Regno Unito e in Irlanda, specie nelle città maggiormente industrializzate, durante la seconda rivoluzione industriale e negli anni ‘20.
Questo mestiere, alquanto insolito, consisteva nello svegliare le persone per far sì che potessero recarsi in tempo a lavoro, poiché le poche sveglie in commercio non erano né economiche e né affidabili. I knocker-up, si munivano di bastoni lunghi abbastanza da poter bussare alla finestra di chi doveva presentarsi a lavoro e non si allontanavano da lì fin quando il cliente non si svegliava.
Differentemente da altri, Mary, armata di un tubo di gomma che usava come cerbottana, sparava dei piselli secchialle finestre di coloro che la ingaggiavano. Anche sua figlia Molly Moore seguì le orme della madre, svolgendo questo mestiere che solo pochi decenni dopo si estinse.
Tratto da la scuolafanotizia it. tratto da: https://lascuolafanotizia.it/.../knocke ... stiere.../
***Un’altra soluzione per svegliarsi ad un’ora precisa era l’orologio a candela. Si trattava di una candela sottile con dei segni uniformemente distanziati. E quando si accendeva e bruciava , mostrava il passaggio del tempo.
Tale orologio era anche una sveglia.
Si metteva un chiodo sull'intervallo desiderato e questo cadeva su una piastra di metallo e dal suono ci si svegliava - se si era fortunati e non si dormiva troppo profondamente.
Gli orologi a candela risalgono all'antica Cina, con il primo riferimento registrato che appare in un poema cinese scritto da You Jiangu nel 520 d.C. Erano usati per tracciare il passare del tempo durante le cerimonie religiose.

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Vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare
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Silesia
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Re: Il profumo dei ricordi "gli oggetti ritrovati"

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L’adolescenza manca sempre.
Eppure in quel momento sembra il periodo più tragico della nostra vita, ma se potessi tornare indietro, mi godrei ogni attimo.
Vivrei in quel micro mondo fatto di cose semplici che sembrano montagne.
Di giostre e passeggiate, mare e banchi.
Vivrei di nuovo, e non darei nulla per scontato. Nè gli amici di un giorno soltanto, né l’abbraccio di un’amica del cuore.
Perché adesso quella pesante leggerezza manca, mancano le persone, mancano gli stessi tramonti, mancano le follie.
Manca il credere che tutto sia possibile, in una vita intera, o in una notte sola.

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