Manfredonia
Re: Manfredonia
Il castello di Manfredonia
Re: Manfredonia
Ogni tanto puo' anche nevicare...
Re: Manfredonia
Manfredonia vista dall'alto, con il Gargano alle sue spalle che gli fa da cornice, per un perfetto connubio tra mare e monti e pianura!.
" Manfredonia-Gargano"Fg. Puglia.
" Manfredonia-Gargano"Fg. Puglia.
Re: Manfredonia
Manfredonia
Arco Boccolicchio
Arco Boccolicchio
Re: Manfredonia
Siponto, Manfredonia
Re: Manfredonia
Manfredonia
Spiaggia e castello
Spiaggia e castello
Re: Manfredonia
Manfredonia, festa di Agosto
Fuochi d'artificio sul mare
Fuochi d'artificio sul mare
Re: Manfredonia
Il Fondatore di Manfredonia
Biondo era, bello e di gentile aspetto.
Con questi singolari epiteti il Divino Poeta scolpì la simpatica figura del figlio prediletto di Federico II, nato dall’amore ardente del grande imperatore con la Contessa Lancia, sua avvenente cortigiana.
Tra i vari figli che ebbe dalle molte mogli, Federico amò di preferenza questo leggiadro rampollo della gloriosa Casa Sveva, che era intelligente e generoso, cavaliere e poeta, che accoppiava alla prestanza del corpo la finezza dello spirito, che era appassionato della caccia e della musica, galante e prode, ambizioso e magnanimo.
Fu istruito dal padre dai migliori maestri che aveva presso di se, istillandogli nell’animo il coraggio e la finezza, il senso della giustizia e l’amore per la poesia.
Manfredi comprese subito l’importanza geografica ed economica del luogo, intuì che sarebbe stato utile alla sua potenza e nel 1256, ne disegnò il tracciato, ne indicò le strade, e volle che sotto l’egida dell’aquila imperiale raccogliesse e continuasse la tradizione della distrutta Siponto.
Il tremendo conflitto con la Chiesa e la scomunica, ebbe anni funesti per ribellioni di sudditi e defezione di amici, per intrighi di cortigiani e di persecuzioni di ecclesiastici.
Papa Clemente IV, dopo aver inutilmente invitato il re d’Inghilterra a scacciare il suo pervicace nemico, si rivolse a Carlo I d’Angiò che scese in Italia e fu incoronato a Roma, sovrano del Regno di Puglia e di Sicilia.
Manfredi tradito da alcuni baroni fu sconfitto a Benevento e cadde da eroe sul campo, il suo cadavere fu nascosto dai suoi soldati, ma il Vescovo di Cosenza, per ordine del pontefice lo fece diseppellire e fu gettato nel fiume Garigliano come un cane, esponendolo alle fiere e alle intemperie.
Manfredi lasciò nella rocca di Lucera la bellissima Elena d’Epiro con i suoi figlioletti, e riparò nel castello di Trani credendo di essere al sicuro ma il tradimento del perfido castellano consegnò nelle mani degli sgherri angioini l’infelice e i fanciulli innocenti, i quali furono chiusi nelle stanze di castel del Monte, quando Enrico aveva solo 4 anni, Federico ed Enzo era a malapena divezzati dal poppare.
La regina Elena fu relegata nel castello di Nocera, dove morì nel 1271, in ultimo la piccola Beatrice fu gettata nella cella di Castel dell’Ovo a Napoli e quando fu liberata da Ruggero Di Lauria non sapeva che i fratellini languivano in una cella e che erano al mondo.
Fra il 1300 e 1301 Enzo e Federico morirono e diciassette anni dopo morì Enrico inebetito dagli orribili patimenti.
Dante nulla seppe della tragedia dei tre fanciulli, se no avrebbe messo sulle labbra del padre parole di tanto amaro accoramento da far lacrimare e cara la pietosa memoria dei diletti figlioli.
A cura di Ettore Braglia
Biondo era, bello e di gentile aspetto.
Con questi singolari epiteti il Divino Poeta scolpì la simpatica figura del figlio prediletto di Federico II, nato dall’amore ardente del grande imperatore con la Contessa Lancia, sua avvenente cortigiana.
Tra i vari figli che ebbe dalle molte mogli, Federico amò di preferenza questo leggiadro rampollo della gloriosa Casa Sveva, che era intelligente e generoso, cavaliere e poeta, che accoppiava alla prestanza del corpo la finezza dello spirito, che era appassionato della caccia e della musica, galante e prode, ambizioso e magnanimo.
Fu istruito dal padre dai migliori maestri che aveva presso di se, istillandogli nell’animo il coraggio e la finezza, il senso della giustizia e l’amore per la poesia.
Manfredi comprese subito l’importanza geografica ed economica del luogo, intuì che sarebbe stato utile alla sua potenza e nel 1256, ne disegnò il tracciato, ne indicò le strade, e volle che sotto l’egida dell’aquila imperiale raccogliesse e continuasse la tradizione della distrutta Siponto.
Il tremendo conflitto con la Chiesa e la scomunica, ebbe anni funesti per ribellioni di sudditi e defezione di amici, per intrighi di cortigiani e di persecuzioni di ecclesiastici.
Papa Clemente IV, dopo aver inutilmente invitato il re d’Inghilterra a scacciare il suo pervicace nemico, si rivolse a Carlo I d’Angiò che scese in Italia e fu incoronato a Roma, sovrano del Regno di Puglia e di Sicilia.
Manfredi tradito da alcuni baroni fu sconfitto a Benevento e cadde da eroe sul campo, il suo cadavere fu nascosto dai suoi soldati, ma il Vescovo di Cosenza, per ordine del pontefice lo fece diseppellire e fu gettato nel fiume Garigliano come un cane, esponendolo alle fiere e alle intemperie.
Manfredi lasciò nella rocca di Lucera la bellissima Elena d’Epiro con i suoi figlioletti, e riparò nel castello di Trani credendo di essere al sicuro ma il tradimento del perfido castellano consegnò nelle mani degli sgherri angioini l’infelice e i fanciulli innocenti, i quali furono chiusi nelle stanze di castel del Monte, quando Enrico aveva solo 4 anni, Federico ed Enzo era a malapena divezzati dal poppare.
La regina Elena fu relegata nel castello di Nocera, dove morì nel 1271, in ultimo la piccola Beatrice fu gettata nella cella di Castel dell’Ovo a Napoli e quando fu liberata da Ruggero Di Lauria non sapeva che i fratellini languivano in una cella e che erano al mondo.
Fra il 1300 e 1301 Enzo e Federico morirono e diciassette anni dopo morì Enrico inebetito dagli orribili patimenti.
Dante nulla seppe della tragedia dei tre fanciulli, se no avrebbe messo sulle labbra del padre parole di tanto amaro accoramento da far lacrimare e cara la pietosa memoria dei diletti figlioli.
A cura di Ettore Braglia
Re: Manfredonia
Quando si entra in un vicolo è come un viaggio personale, profondo, alla scoperta di noi.
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Re: Manfredonia
Manfredonia - Piazza del Popolo