Foggia, ieri...

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Re: Foggia, ieri...

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Borgo Croci
Borgo Croci, quartiere cittadino di forte identità, lo stesso dialetto era originale: sorta di cockney foggiano, arguto condito di termini della ‘mala’ che abbracciava il linguaggio dei ladruncoli o di chi sbarcava il lunario con i furtarelli e aveva nel labirinto degli alloggi, ardite vie di fuga e insospettati passaggi segreti. Si differenziava dal resto degli abitanti di Foggia anche per il dialetto "Crocese" più aspro e gutturale Ma, a parte questa incipriatura di piccola delinquenza, prodotto della fame e della guerra, ben diversa dalla microcriminalità di oggi, c’erano diversi laboratori artigiani e vecchie botteghe ora scomparse e un senso di solidarietà diffuso che spingeva al baratto conviviale tra famiglie: un piatto di “Maccarun rukle e patan” e verdure di tutti i tipi, in particolare i “cardune attannut” vendute per strada e raccolte dai terrazzani e spesso si mangiava in compagnia, in una sorta di famiglia diffusa. Il quartiere assunse una forte caratterizzazione sia dal punto di vista urbanistico, sia da quello delle tradizioni.
C’era anche un’osteria “de Peppuzz”che serviva del nero di Troia da sogno. Il terrazzano si considerava ed era considerato più foggiano degli altri, un cittadino doc” e nel tempo, assieme al Borgo stesso, diventarono i simboli della foggianità: La chiesa di Sant’Anna, la Chiesa delle Croci e l’Epitaffio. Lo storico Carlo Villani definisce questi abitanti del borgo croci in questa maniera: indegna plebaglia, facili a maneggiare coltelli, e volontariamente ghettizzata nel rione croci, i cittadini residenti nei piani bassi e piazza dell’Olmo nel quartiere Croci, piazza Sant’Eligio si erano trasferiti nella zona nuova post-guerra, perché si trattava di gente che aveva bisogno di essere rieducata alla vita civile, in quartieri che diedero a tutti i terrazzani che vivevano male nelle loro case. E convincere le famiglie residenti che era necessario lasciare le proprie case, soprattutto quelle interessate ai primi lotti della grande operazione di risanamento. Una volta che fossero stati completati i primi alloggi, il disagio si sarebbe attenuato, in quanto le famiglie da far sgomberare nella fase successiva, avrebbero potuto essere almeno in parte, direttamente trasferite ai nuovi alloggi. Le case le fecero anche a via San Severo, i più fortunati, nel Rione Candelaro e via Lucera, che si sarebbero appositamente costruiti”. Ѐ una motivazione intrisa di rozzezza, ipocrisia, imbroglio: elementi costitutivi dell’humus culturale, politico e umano di certa classe imprenditoriale, in collaudata collusione affaristica con gli amministratori pubblici. In seguito le ditte fallirono o fecero bancarotta, così come altre impegnate nella speculazione edilizia, la delinquenza del piccolo abitante del borgo e quella degli amministratori pubblici la cui corruzione c’è sempre stata e sempre ci sarà.
Ettore Braglia

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Silesia
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Re: Foggia, ieri...

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"Foggia, stazione di Foggia "
Non c'erano macchine né in prima né in seconda fila, ma c'erano loro, i taxi di una volta, che, in attesa dei viaggiatori, alimentavano i "cavalli motore".

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Re: Foggia, ieri...

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Foggia Capitale per 73 giorni.
Il 25 giugno 1797 si celebrò a Foggia il matrimonio reale tra il Principe ereditario Francesco di Borbone, Duca di Calabria, e la Principessa Clementina d'Austria. Per 73 giorni Foggia fu Sede Reale e Capitale del Regno. Tutta la corte napoletana si trasferì a Palazzo Dogana, convertito per l'occasione in Palazzo Reale.
Tutta la città fu presa da una gran frenesia per gli onori e gli oneri che ne derivarono. L'accoglienza di Foggia e delle sue famiglie più in vista fu tanto calda e generosa che il Re Ferdinando IV elevò al rango di marchesi i casati dei Freda, dei Celentano, dei Filiasi e dei Saggese. Le nozze furono celebrate in Cattedrale (le ricorda una lapide a destra entrando) e a Palazzo Dogana furono giorni di festeggiamenti e banchetti, intrattenimenti e quanto altro si era soliti svolgere a Napoli. I piaceri dell'aristocrazia napoletana ben si adattarono ad un ambiente di cultura agreste e bucolica.
Da Foggia furono concessi mutui, inviati dispacci, emanati bandi e disposizioni reali e fu composta la cantata bucolica 'La Daunia felice', scritta da Francesco Saverio Massari e musicata da Giovanni Paisiello. Furono tempi felici per Foggia e i foggiani.
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Re: Foggia, ieri...

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La nascita di Foggia

Sotto il nome di Equotutico sorse Foggia fondata da Diomede contemporanea ad Arpi. Era sotto questo nome, Foggia dipendente da Arpi che era la capitale dell’antico Sannio. Ambedue le città Arpi ed Equotutico nel 1° secolo cristiano furono però distrutte dal crudelissimo Silla e si rialzò solo Arpi, mentre gli abitanti di Equotutico si erano rifugiati su di un monte ed avevano fondato una nuova città con il nome di Equotutico nuovo, oggi Ariano Irpino. Dopodichè nei mezzi secoli avvenne la seconda distruzione di Arpi da parte dei Normanni e gli abitanti si raccolsero nel vecchio sito di Equotutico e nacque Foggia, così chiamata per le fossi esistenti del gran granaio di Puglia o dal troppo caldo nella stagione estiva. Foggia nel 1019 era l’abitazione di Arrigo II, imperatore di Germania detto il zoppo, dopo di lui governarono Guglielmo Bracciodiferro e i di cui fratelli Dragone ed Umfredo furono Duchi di Puglia nel 1048. Ad essi succedette Roberto il Guiscardo quale Conte di Puglia e Calabria nel 1056. In quegli anni Foggia era la nuova città succeduta ad Arpi. Nata Foggia dal Clero e dal popolo di Arpi, quasi una città nuova, fuori l’antico Pomerio, e sito si mantenne dipendente solo da Roma nel governo spirituale con il suo sacerdote, parroco od arciprete che così nel secolo 10° con buona parte dell’11° secolo del Cristianesimo. Il 13 agosto del 1069, quando un villano menando innanzi due bovi a dissetarsi in un lago vicino gli abitati di Foggia, oggi piazza del lago, vide genuflettere quel bestiame e scorse alcune fiammelle sorvolare. Senza perdita di tempo, colui pensando con la scorta della fede corse ad avvisare il parroco che arrivato visitò il fondo dell’acquitrino, e ritrovò un involto di drappi di tessuto greco cuciti e pesanti. Non sapendo il contenuto lo portarono nella chiesa di San Tommaso, dove in un vicino alberghetto, la taverna del Gufo, aprirono in un buon numero i teli e scorsero sotto, di sopra un legno antico l’immagine di Maria S.S. Assunta; successero dei miracoli e da allora fu esposta in quella prima Chiesa alla venerazione, fu visitata da Roberto il Guiscardo che governava Foggia, pertanto si aggiunse al nome di Foggia quello di Santa Maria e prese per arma un lago con le tre fiammelle.
Ettore Braglia
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Silesia
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Re: Foggia, ieri...

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La storia ci racconta che Federico II di Svevia e Carlo D'Angiò amarono così tanto questa terra che decisero di lasciare qui a Foggia una traccia della loro presenza.
Federico II decise, morendo, di far conservare il suo cuore all'interno della Cattedrale e Carlo D'Angiò, sempre nella Cattedrale, fece seppellire le sue viscere.
Questi resti furono conservati fino al 1731, quando un violento terremoto distrusse tutto e queste reliquie andarono disperse.
Sono ancora lì sepolte!

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